Tasse, l’allarme dei commercialisti: “In Italia pressione più alta d’Europa”

Tasse alle stelle nel nostro paese. Quali sono i dati dell’assemblea dei professionisti di categoria. L’economia sommersa tra i motivi

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Forse non fa neanche più notizia perché certamente non è la prima volta che sentiamo dire che in Italia si pagano troppe tasse. E non è solo per disaffezione ai contributi (necessari quanto spesso dolorosi), ma perché i dati alla mano – e con occhi sulla relatà – i numeri dicono che paghiamo di più rispetto ai partner europei, tanto citati su altri tempi, ma in cambio riceviamo servizi che non sempre si possono definire efficienti e tempestivi.

Anche se è già stato detto in passato, fa bene fare luce sulla situazione e ripetere cose stanno le cose, anche perché il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha lanciato un nuovo allarme e un motivo ci sarà se è stato fatto.

Tasse ancora troppo alte: a quanto è arrivata la pressione fiscale

Foto Facebook Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili

La pressione fiscale ha raggiunto il 49%, al netto del sommerso. Il Consiglio ha fornito il dato nel corso di un’audizione sul Def svoltasi presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, hanno spiegato Tommaso Di Nardo e Pasquale Saggese, ricercatori della Fondazione nazionale della categoria.

Il motivo di tale situazione è causata anche dall’economia cosiddetta sommersa, il vasto oceano di soldi a nero. Vengono citati i dati dell‘Istat che per il 2019 ha individuato il nero di 203 miliardi di euro pari all’11,3% del Pil, che aveva portato per lo stesso anno la pressione fiscale al 48,2%. Ora che la perentuale è ancora più alta, le cose non sembrano cambiate affatto.

Si prende ancora come riferimento il dato del 2019 perché l’Istat ancora non ha reso disponibili dati del 2020 e 2021 ma nella nota i commercialisti sostengono che c’è stato un aumento della pressione fiscale, la percentuale dell’economia sommersia sia almeno pari al 2019.

Il Def prevede comunque una riduzione della pressione fiscale grazie alla revisione dell’Irpef (gli scaglioni da cinque sono passati a quattro con la Legge di Bilancio del 2022) e grazie all’abolizione dell’Irap.

Secondo i commercialisti è fondamentale ridurre la pressione che pesa moltissimo sulle famiglie e che purtroppo negli ultimi anni è aumentata.

Ci sono stati interventi che hanno avuto l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro dipendente, ma comuque il livello complessivo del gettito tributario imputabile alle famiglie è quello che ha pagato di più l’effetto della batosta registrata nel biennio 2012-2013. Ciò a causa anche della tassazione immobiliare, anche questa alta, in aggiunta delle tasse locali.

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