Gas, distributori di metano pronti alla chiusura di tre giorni se il governo continua ignorare le proprie richieste: la situazione
Il prezzo della benzina e del diesel è calato grazie al taglio delle accise voluto dal governo, ma resta comunque alto a circa 1,7 a litro. Il provvedimento è stato anche proprogato e il prezzo calmierato resterà tale fino al 2 maggio.
Nei giorni successivi potrebbero quindi risalire, in contemporanea allo sciopero di tre giorni che Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano hanno minacciato. Sono pronti a chiudere dal 4 al 6 maggio se nel prossimo provvedimento, hanno dichiarato, si continuerà a non dar ascolto alle richieste che arrivano dal settore.
Le organizzazioni hanno tenuto una conferenza stampa e hanno esplicitato quali sono le istanze. Innanzitutto la riduzione dell’Iva, dal 22% al 5% per gli usi civili e industriali, in più l’estensione del credito d’imposta per gli autotrasportatori anche al Cng.
Le suddette organizzazioni, che rappresentano i proprietari dei distributori, hanno spiegato che in Italia ci sono circa 20mila addetti e oltre 1.500 punti vendita per un totale di circa 1 milione e 100 mila famiglie che vivono grazie a questo lavoro e che rientrano nei redditi basso-medio.
A fronte degli aumenti degli ultimi mesi e con la situazione che si è complicata con la guerra in Ucraina, gli interventi richiesti sono reputati più che indispensabili visto anche la crescita di mezzi a metano, dal trasporto pubblico al privato.
L’Italia ha bisogno di energie rinnovabili – e la crisi, le ipotesi di embargo dalla Russia lo dimostrano ancora una volta – e per farlo è importante l’uso del biometano. A sua volta, per usarlo di più, è importante il gas sia liquefatto che gassoso, ha ricordato Flavio Merigo, il presidente di Assogasmetano che definisce incomprensibili le regioni per cui il governo abbia dimenticato il settore, al contrario degli interventi fatti con altri carburanti.
È da quasi un anno, dal luglio 2021, che il governo sostiene i consumatori di energia, dice Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, che sottolinea come chi è rimasto fuori sia proprio il settore del metano dove gli aumenti sono stati del 120%.