Multe per pagamenti non consentiti: la legge parla chiaro e bisogna fare molta attenzione perché sono alti i rischi
Sentiamo parlare sempre di più di pagamenti tracciabili. Negli ultimi anni le norme si sono intensificate in tal senso e anche i controlli da parte degli organi preposti dello Stato. Ciò è dovuto al fatto, ormai chiaro a tutti, che un capillare controllo dei pagamenti che lasciano il segno – appunto, tracciabili – è lo strumento principale di lotta all’evasione fiscale, anche se non l’unico.
L’Italia è uno dei paesi europei dove “il nero“, i soldi che circolano senza lasciare segni e quindi vengono sottratti alla comunità e che vanno a ingrassare le tasche di pochi a discapito di molti, sono ancora tanti.
Cashback (abolito ma forse di ritorno), Lotteria degli Scontrini, incentivi per chi paga con la carta, sono tanti gli strumenti messi in campo dai vari governi che si sono succediti degli ultimi anni.
Uno su tutti è la pratica di versare gli stipendi sul conto, norma che rende il pagamento tracciabile obbligatorio dal 1 luglio 2018. Ricordiamo infatti che sono previste multe salatissime a chi effettua questi tipi di pagamenti in contanti in modo abituale, anche se si tratta di cifre molto basse.
Multe per pagamenti non consentiti: quando si possono usare i contanti
Ma i pagamenti in contanti non sono mai consentiti? Solo in alcuni piccoli casi. È possibile presso lo sportello bancario o postale dove il datore di lavoro, dunque chi deve pagare, ha un conto corrente ordinario.
Quindi chiunque svolge un qualsiasi tipo di lavoro e deve essere retribuito, deve ricevere i soldi come appena spiegato o tramite un codice Iban. Sono consentite anche ricaricabili e PayPal oppure vaglia postale poiché quest’ultimo rientra tra gli assegni consegnati direttamente al lavoratore.
Anche chi effettua una prestazione di pochi euro per una o due ore, come una badante a una baby sitter, deve essere pagata in modo tracciabile. Ma se ciò non avviene, cosa rischia il datore di lavoro? Una sanzione amministrativa pecuniaria che va dai 1.000 ai 5.000 euro.
Ricordiamo che non c’è bisogno di un assunzione con un contratto di lavoro e che la legge consente molte forme di collaborazione per restare nella norma senza entrare nel mondo del lavoro nero. Ci sono ad esempio le ritenute d’acconto e altre forme di collaborazioni lavorative.