Inflazione al galoppo e gli effetti negativi gravano anche sul risparmio. Vediamo come
L’inflazione è in crescita di pari passo con gli aumenti dei prezzi dell’energia, riflettendo l’andamento dell‘attività economica globale. A incidere la diffusione delle varianti Covid e l’instabilità dovuta al conflitto in Ucraina. L’incremento dell’inflazione è un segnale legato al rincaro di ampia portata delle materie prime energetiche che in sinergia con il Covid e la guerra modifica strutturalmente l’economia. L’effetto inflattivo di questi cambiamenti sarà a lungo termine.
L‘impennata di marzo dell‘inflazione e l’aumento dei prezzi spropositato impatta in negativo sul potere d’acquisto, avendo bruciato decine di miliardi sui conti correnti. in pericolo dunque non solo i consumi ma anche il risparmio in giacenza sui conti correnti (1.800 miliardi). Di carovita non se ne parlava da molti anni e questi numeri non si registravano da oltre 40 anni. L’aumento dei prezzi che ha interessato il settore alimentare su grano, mais e cereali esportati da Russia e Ucraina in tutto il mondo, si va ad affiancare allo scenario economico descritto.
La situazione del risparmio italiano sotto l’effetto inflattivo
I numeri dell’inflazione registrati in tutta Europa con un +7,5% non sono incoraggianti e gli effetti che si avranno nel 2022 impatteranno anche sul risparmio. I capitali depositati in banca rischiano un sorta di erosione dopo l’accantonamento forzato del 2020, anno di blocco a tutti i livelli a causa della Pandemia. Calcolando il tasso di inflazione tra il 6,7% e quello in previsione del 6,1% le perdite di valore sui liquidi depositati sui conti correnti potrà raggiungere i 122 miliardi. In altre parole l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo e di conseguenza il valore dei risparmi.
Le obbligazioni seguiranno invece l’aumento dei tassi di interesse. Se consideriamo, infatti, che l’aumento dell’inflazione genera sempre tassi di interesse più alti questi andranno ad impattare sul mercato obbligazionario. I prodotti a tasso fisso perderanno di valore mentre quelli a tasso variabile seguiranno l’innalzamento dei tassi.
I danni economici, derivanti dall’aumento dell’inflazione e dal rallentamento della crescita economica, si riflettono anche sulle aziende che registrano inevitabili perdite. Dal punto di vista del mercato azionario la sofferenza aziendale è determinata dal calo delle entrate e dal contemporaneo aumento dei costi. Ma in questo caso dipende dalla tipologia dei beni e dei servizi erogati.
Per proteggere i risparmi occorre diversificare il più possibile, investendo in prodotti diversi fra loro e non essere statici finanziariamente parlando. In questo modo si possono contrastare gli effetti negativi degli aumenti imprevedibili dell’inflazione. Parola d’ordine scadenza a breve termine e tasso variabile.