Quali sono i rapporti burocratici tra il datore di lavoro e il dipendente? Scopriamo qualche dettaglio al riguardo.
Le esperienze lavorative sono diverse e ognuno di noi le vive in modo differente, a seconda del tipo di professione e del datore di lavoro con cui si viene a contatto. Non sempre le cose vanno nel verso giusto e spesso bisogna stringere i denti per trovare un compromesso o una soluzione che sia consona alle nostre esigenze.
Altre volte, invece, tutto procede secondo i piani, anzi in determinati casi ci si ritrova a vivere delle situazioni migliori rispetto alle proprie aspettative. In questo articolo vogliamo spiegarvi quali sono gli obblighi del datore di lavoro e cosa questa figura può fare e non fare.
Obblighi datore di lavoro, quali sono?
Il datore di lavoro deve innanzitutto garantire la sicurezza sul lavoro all’interno della propria azienda e quindi controllare e assicurarsi la tutela dei propri dipendenti. Allo stesso modo, però, ha anche la possibilità di licenziare il lavoratore qualora quest’ultimo si trovi a commettere un illecito disciplinare molto grave. La gravità dell’illecito deve essere così alta da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro, neanche provvisoriamente.
A tale argomento si lega quello relativo alla privacy. Infatti, qualora il dipendente commetta un illecito grave, il datore di lavoro può licenziarlo e in tale caso può violare anche la sua privacy. Lo ha spiegato una sentenza della Corte di Cassazione, numero 33809 del 2021.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE>>>Condominio, la privacy dei morosi: cosa si può fare e cosa è vietato
Il caso a cui ha fatto riferimento la sentenza riguardava un dipendente che aveva trasmesso informazioni inerenti ai prodotti aziendali a terzi e ne aveva facilitato la contraffazione. Il datore di lavoro gli aveva chiesto un grande somma per il risarcimento dei danni. Nei primi gradi di giudizio, il Tribunale e la Corte di Appello avevano ritenuto le prove ottenute dal datore di lavoro inutilizzabili e salvato il dipendente dal risarcimento.
Infatti, il datore di lavoro aveva ottenuto le prove recuperando dei dati cancellati dal computer aziendale dell’ex dipendente e quindi aveva violato la privacy del lavoratore. I giudici dei primi gradi di giudizio ritenevano questo comportamento illegittimo e dunque ritenevano le prove così ottenute non utilizzabili. La Cassazione, invece, ha ribaltato questa decisione affermando che è necessario bilanciare la privacy del dipendente con la necessità di tutela dei diritti in giudizio. La Corte ha, quindi, posto in primo piano come il diritto di difesa in giudizio prevalga in generale su quello di inviolabilità della corrispondenza.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE>>>Lavoro in hotel, candidature aperte: pochi requisiti richiesti
Inoltre, il diritto di difesa non deve essere limitato solo al giudizio davanti al giudice, ma deve fare riferimento anche le attività dirette ad acquisire le prove di quello che si sostiene.