In questo periodo di crisi economica si moltiplicano le morosità, comprese quelle relative alle spese di condominio. I numeri del fenomeno e cosa succede in termini di privacy
Il combinato disposto della pandemia da coronavirus covid-19 e la guerra tra Russia ed Ucraina sta mettendo a durissima prova le tenuta economica delle famiglie italiane. Una delle riprove più immediate di questo fenomeno arriva dall’aumento, esponenziale, delle morosità. Ed in particolare quelle relative alle utenze.
Intendiamo per utenze tutti quei pagamenti che fanno riferimento alla fonia, ad internet, utilizzato in questo periodo in via prevalente per lavorare da remoto, delle bollette del consumo della luce, quelle del consumo dell’acqua e del gas, sia sanitario che da riscaldamento, e quelle relative alle spese condominiali. Pulizia, smaltimenti rifiuti e manutenzione.
Una recente ricerca condotta dalle associazioni dei consumatori ha concentrato la propria attenzione proprio su questo settore ed in particolare sulle vicende relative alla privacy dei soggetti morosi. Privacy che, in questo periodo, è stata spesso violata e disattesa. Ecco di cosa parliamo.
Il caso sul quale le associazioni dei consumatori si sono concentrate è quello relativo alle comunicazioni condominiali. Parliamo delle comunicazioni affisse nell’androne del palazzo o nella bacheca condomoniale.
In genere in quelle comunicazioni vengono riferiti tutti i dati relativi alla gestione dello stabile compresi quelli relativi ai pagamenti. E qui entra in ballo il ragionamento fatto in precedenza.
Nel biennio 2020-2022, sottolinea la ricerca, a causa della crisi economica, sono aumentate del 27,4% le morosità condominiali. Morosità che diversi amministratori di condominio, per dare conto in maniera puntuale del proprio operato, indicano nelle comunicazioni con voce specifica.
Accade però che nella comunicazione fornita agli altri condomini vengano indicati i dati degli inquilini morosi. Una sorte di “lista nera”. In caso come questi si incorre nella violazione della privacy? Sembra proprio di si.
In passato era la giurisprudenza a regolare questa attività. Ma nel biennio 2020-2022, con l’aumento degli esposti per violazione, è dovuta intervenire addirittura la Corte Costituzionale.
L’Alta Corte, in una sentenza di ottobre 2021, ha ribadito che “indicare dati personali, sensibili e puntuali” nei casi di morosità è una palese e proditoria violazione della privacy con tutte le specifiche del caso.