Fine stato emergenza alla data del 31 marzo 2022 ma continua l’obbligo di mascherine e green pass. Vediamo nel dettaglio
Il 31 marzo 2022 è cessato lo stato di emergenza che fu deliberato per la prima volta il 31 gennaio 2020 e prorogato di decreto in decreto per oltre due anni. Ciò implica la fine progressiva delle limitazioni imposte dalle misure prese per il contenimento del Covid-19. La strada verso un graduale ritorno alla agognata normalità pre-pandemia con la inevitabile presa di coscienza di dover imparare a convivere serenamente con il virus.
Dal 1 aprile 2022 alcune misure verranno meno ma rimangono l‘obbligo di mascherina al chiuso e green pass per andare a lavorare fino al 30 aprile . L’allentamento delle restrizioni andrà via via completato entro l’estate prossima che si annuncia e si spera in definitiva libertà. Nel mese di aprile sussisterà una sorta di regime transitorio con obbligo di green pass base per entrare nei locali al chiuso. Dal 1 maggio decade di conseguenza implicitamente l’obbligo vaccinale.
Obbligo green pass e mascherine incostituzionale?
La cessazione dello stato di emergenza stride con la permanenza delle misure restrittive come il green pass e l’uso delle mascherine. Il contrasto con i diritti della persona che vengono tutelati dalla nostra Costituzione potrebbe essere letto come una effettiva violazione di tali diritti.
La risposta degli esperti giuristi si rifà ad un provvedimento normativo (art.26 d. lgs. 1/2018) varato da Parlamento e Governo molto tempo prima degli eventi che hanno portato alla proclamazione dello stato di emergenza. La ratio del provvedimento stabilisce che a prescindere dalle ragioni che hanno portato alla decisione di dichiarare lo stato di emergenza, quando lo stesso termina, l’uscita deve necessariamente avvenire in maniera graduale. Non è infatti praticabile la cessazione di uno stato di emergenza tout court ma ci si deve arrivare progressivamente e con una serie di provvedimenti ad hoc.
Il diritto alla salute, non solo a livello individuale, ma da considerarsi anche come un interesse della collettività che prevale sulla libertà individuale di ognuno di noi. In sostanza il bene comune, gli obblighi verso la comunità nella quale viviamo, contano ben più dei diritti individuali, specie in condizioni di evidente emergenza sanitaria. Nessun contrasto quindi tra diritti e permanenza delle restrizioni, peraltro visto il già avviato iter che decreterà la loro cessazione e decadenza in via definitiva.