Raggiunto l’accordo sul testo definitivo del DMA, il Digital Markets Act, ecco di cosa si tratta e che effetti può avere su WhatsApp, Messenger e iMessage.
Nella notte a cavallo tra il 24 ed il 25 marzo è stato raggiunto l’accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Europea per il varo definitivo del DMA, il Digital Markets Act. Parliamo dell’atto che viene, unanimente, definito come la “nuova costituzione digitale europea”.
Entrando nello specifico si tratta dell’insieme di regole e norme che, nelle intenzioni degli estensori che ne hanno iniziato la scrittura a fine 2020, dovrebbe regolare l’accesso, la tassazione, l’interoperabilità ed ovviamente il potere dei principali player digitali.
Vediam ora nel dettaglio di cosa si tratta e quali effetti pratici può avere sui principali social network; a partire da quelli di messaggistica ossia WhatsApp, Messenger, iMessage. Telegram e Signal al momento sono esclusi dal meccanismo.
Gli effetti del Digital Markets Act su WhatsApp
Iniziamo dell’enunciato. Il Digital Markets Act, in acronomo DMA, si legge nel sito ufficiale della Commissione Europea, “ha lo scopo di vietare alcune pratiche utilizzate dalle grandi piattaforme tecnologiche”. Pratiche realizzate nella loro qualità di “gatekeeper”, ossia custodi, dei dati raccolti.
Il DMA, consentirà alla Commissione Europea di svolgere specifiche indagini di mercato per verificare gli eventuali comportamenti non conformi al DMA stesso ed eventualmente sanzionarne gli illeciti.
Sempre nel sito della Commissione si legge che vengono “designate come gatekeeper” le aziende digitali che hanno una capitalizzazione di 75 miliardi o un fatturato annuo di 7.5 miliardi di euro.
Il cuore dell’atto è che i più grandi servizi di messaggistica, e cita ad esempio WhatsApp, Facebook, Messenger ed iMessage, dovranno aprirsi ed interagire con le piattaforme più piccole. Ovviamente se interessate.
Tutto giusto a livello teorico e di enunciato, ma come rivela l’Head of Operations di WhatsApp, Will Cathcart, il progetto rischia di naufragare, almeno per quanto riguarda il proprio social network, proprio sulla interoperabilità. E ne spiega il motivo.
Il funzionamento principale di WhatsApp si basa sulla tecnologia End-To-End e pertanto renderla “aperta” significa in primis cederla gratis ad un concorrente e, ancora, cederla senza garantire un adeguato livello di sicurezza.
L’unica interoperabilità possibile spiega Cathcart è quella con il servizio si messaggistica short message system, i vecchi sms. Ma in questo caso sarebbe necessario perdere il fulcro del funzionamento di WhatsApp ossia la crittografia. Il dubbio che si insinua in molti è che la triangolazione Parlamento, Consiglio e Commissione non abbia tenuto nel dovuto conto questo fattore.