Riforma Irpef, il ceto medio sarà la fascia che pagherà di più il peso della aliquote passate da cinque a quattro
Le grandi novità fiscali del 2022 sono i nuovi scaglioni Irpef e l’Assegno unico e universale. Ma chi va parderci è il ceto medio, indicato nella fascia di retribuzione di massimo 30 mila euro all’anno.
A sostenerlo è Marco Cuchel, il presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti che ha rilasciato un’intervista a money.it. Il ceto medio, a conti fatti, è la maggioranza della popolazione in Italia.
Premesso che ogni caso va analizzato a sé, Cuchel dice che chi ha avuto maggiori vantaggio dalla passaggio da cinque a quattro scaglioni è chi guadagna dai 40 ai 50 mila euro all’anno.
Dubbi ci sono anche sull’Assegno unico e universale (erogato per ogni figlio a carico, dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni), per i tempi di accredito vista la lenta burocrazia. Non vedere un assegno arrivare con tempestività, dice, può essere un grave problema per milioni di italiani.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Pensioni 2022, quali sono gli importi con i nuovi scaglioni IRPEF
Riforma Irpef, Cuchel: “In Italia necessaria riforma vera del fisco”
Un paradosso è che con la riforma Irpef non ci sarà più il trattamento integrativo in busta paga per chi guadagna dai 15 mila ai 28 mila euro. C’è una clausola di salvaguardia ma solo se sono state sostenute alcune spese come la ristruttuazione della casa. In pratica, continua Cuchel, chi ha avuto la possibilità di sostenere alcune spese avrà un’agevolazione, al contrario di chi non è riuscito a spendere di più.
Ricordiamo che con i nuovi scaglioni Irpef le aliquote sono al 23% per redditi fino a 15mila euro; al 25% per chi guadagna dai 15mila ai 28mila euro; 35% per chi si trova nella fascia tra i 28mila e i 50mila euro infine al al 43% per redditi dai 50mila euro in poi.
Secondo il presidente l’Italia necessita di una “riforma fiscale vera” perché creano leggi che vanno solo a tamponare ma che in effetti creano più danni che benefici.
Critiche anche per il taglio dello 0,8% dei contributi a carico del lavoratore per il 2022 perché incide poco sul netto dello stipendio. È una misura che Cuchel definisce “d’immagine”, invocando anche per il lavoro una riforma seria a strutturata.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Figli studenti, detrazioni IRPEF: come si ottengono, cosa sapere
Parole poco positivie anche per la dichiarazione dei redditi precompilata, ancora poco usata e che con i controlli per verificare la non discordanza dei dati passa più tempo ed è sempre più necessario l’aiuto di un cosulente.