Poste Italiane, dopo l’incontro con l’azienda i sindacati hanno proclamato lo stop ad alcuni servizi: quando succederà
Neanche Poste Italiane vive un buon momento. I dipendenti dell’azienda sono in agitazione e le sigle sindacali di diverse regioni hanno proclamato lo sciopero. Non è una dimostrazione a livello nazionale e ognuno agisce autonomamente su base regionale in diversi periodi ma i motivi sono gli stessi più o meno ovunque.
Portalettere perennemente con contratti a tempo determinato, sportellisti in sottorganico che vendono qualsiasi prodotto che quotidianamente denunciano in quali condizioni di lavoro sono costretti a lavorare. È quanto avviene in Liguria secondo Umberto Cagnazzo, coordinatore regionale Slc Cgil.
La stessa sigla sindacale è in agitazione anche in Friuli Venezia Giulia e dal 4 al 16 aprile non ci saranno le prestazioni straordinarie aggiuntive e l’ultimo giorno avverrà lo sciopero collettivo.
Qui si denuciano, tramite una nota sindacale, che le ferie, la certezza della sede e dell’orario non sono garantiti, anche se per anni gli uffici regionali sono stati laboratori di riogranizzazioni che successivamente sono state applicate a livello nazionale.
Anche in Friuli si sciopera per la mancanza di organico che verrà compensata con 31 sportellisti in più, ritenuti troppo pochi anche perché non ci sarà alcuna aggiunta in alcune zone.
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Date diverse per le Marche che sono già in sciopero dal 17 marzo e che proseguirà fino al 16 aprile con lo stop al lavoro per l’intera giornata del 15, come proclamato da Slc Cgil, Uil poste, Failp Cisal, Confsal e Ugl.
In tutta la regione sono 2800 gli sportellisti, troppo pochi per garantire efficienza agli utenti per i servizi che vengono forniti. Nella sola provincia di Ancona l’organico manca del 30%.
Per ogni regione dove è stato proclamato lo sciopero, i vari casi che hanno spinto sindacati e lavoratori a prendere questa decisione le ragioni sono più impellenti che in altri.
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Si registrano anche lamentele che i lavoratori hanno portato ai sindacati in merito alle pressioni che vengono fatte a dipendenti e sono messe in discussioni anche le relazioni e i modi di richiesta.