A più di un mese dall’inizio della guerra tra Russia ed Ucraina risultano, evidenti, i primi effetti reali sull’economia: dall’aumento dei prezzi, all’inflazione, passando per i rischi di stagflazione e recessione, ecco come riconoscere questi tre fenomeni e come difendere il risparmio delle famiglie dalla loro azione.
Lo scorso 20 febbraio il capo della Russia, Vladimir Putin, dava corso alla minaccia generata a fine 2021 e dava il via all’invasione dell’Ucraina. L’atto ostile, di fatto, era il via della guerra, oggi in corso tra Russia ed Ucriana. Una guerra che, dopo 36 giorni di combattimenti sanguinari, non accenna a finire.
Nel frattempo si moltiplicano gli effetti diretti ed indiretti. Dal drammatico contributo di Vite e sangue passando per la distruzione di intere città e territori. Oltre ai cosiddetti, effetti collaterali, quelli in ordine ai danni economici che un conflitto armato determina.
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Alcuni seppur all’esordio sono evidenti. L’aumento dei prezzi delle materie prime e la riduzione di alcune risorse primarie come il gas ed il grano. Altri, al momento, li avvertono solo gli analisti e gli esperti di economia; ma ben presto estenderanno i loro nefasti effetti sull’economia reale, sul potere di acquisto delle famiglie e sui loro risparmi.
Parliamo di tre “mostri” temutissimi da tutti gli economisti, l’inflazione, la stagflazione e la recessione. Ma di cosa si tratta?
Senza entrare in tecnicismi possiamo dire che l’inflazione è l’aumento generalizzato dei prezzi, la stagflazione è il ristagno dell’economia in conseguenza dell’aumento dei prezzi mentre la recessione è la diminuzione del valore assoluto del Prodotto Interno Lordo.
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Tutti fattori che hanno effetti deleteri sull’economia e sul risparmio. Ma come difendere i risparmi da questi eventi? Gli esperti di economia concordano tutti su una filosofia, differenziare l’utilizzo delle somme accumulate. L’ideale è tenere un 25% del totale in liquidità disponibile in modo da poterlo investire e consumare se necessario.
Un 50% andrebbe investito in Borsa, meglio se su titoli di Stato garantito o su azioni a basso rischio. Il restante 25% andrebbe investito in beni immobili o rifugio. Casa e oro in periodi di guerra sono i più adatti in assoluto.