Pensione casalinghe, chi ha diritto: l’assegno e la somma ricevuta

Pensione casalinghe, esiste un fondo creato appositamente e come per il lavoro retribuito ha regole di età e contributi: come funziona

Pensione casalinghe
Pixabay

Una pensione come per chi esce da lavoro con i criteri dell’età anagrafica e dei contributi versati, solo per le casalinghe. Sorge spontanea la domanda: se una donna lavora in casa, occupandosi delle faccende domestiche, come può aver versato contributi?

Facciamo chiarezza e vediamo come funziona. Se si raggiungono dei requisiti minimi, anche le casalinghe hanno diritto alla pensione grazie a quella di con soli 5 anni di contributi versati a partire dal 1996 e a 71 anni compiuti.

Esiste un apposito fondo di previdenza dell’Inps, denominato appunto Fondo casalinghe, la cui iscrizione è riservata a chi svolge lavori di cura non retribuiti in famiglia.

In pratica è la casalinga a versare i contributi autonomamente in modo da poter aver diritto alla pensione raggiunti i requisiti che in alcuni anni possono matutare anche prima dei 71 anni previsti per la pensione di vecchiaia contributiva.

Bisogna però valutare bene se conviene iscriversi al fondo e intraprendere questa via oppure, in alternativa, aprire un’assicurazione privata.

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Pensione casalinghe, la procedura per averla e i requisiti

Pensione casalinghe
Inps (foto Ansa)

Vediamo nel dettaglio quali sono i requisiti per l’iscrizione. Innanzitutto avere un’età compresa tra i 16 e i 65 anni e non essere già titolare di pensione diretta. È preclusa l’iscrizione anche a chi ha un impiego da dipendente o autonomo. Non c’è divieto per chi ha un lavoro part-time purché l’orario e la retribuzione non consentano di maturare una pensione.

Altro punto importante da chierire: pur se il nome è Fondo Casalinghe, ovviamente non esclude i cittadini di sesso maschio. Le discriminanti possono essere solo i requisiti.

L’iscrizione può avvenire nelle sedi dell’Inps, sul sito e attraverso i patronati. Dal giorno successivo all’iscrizione è possibile cominicare a versare, ma quanto? Ognuno sceglie la cifra. Non ci sono infatti obblighi mensili e anche l’iscrizione è gratuita ma dopo aver effettuato l’iscrizione è ovvio che non ha senso non versare.

Si va da un minimo di 25,82 euro al mese per vedersi riconosciuta la pensione. Cioè significa che il minimo da versare per la maturazione dei diritti è di 309,84 euro in un anno.

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I versamenti effettuati ma insufficienti per accedere alla pensione, non saranno restituiti e quindi andranno persi. Per tale motivo bisogna scegliere bene se intraprendere questa strada, magari con la consulenza di un esperto.

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