L’Italia non parteciperà al mondiale di novembre: tra premi, diritti televisivi e sponsor si perdono molti soldi
Un incubo che si ripete dopo cinque anni. La Nazionale italiana di calcio maschile non parteciperà per la seconda volta consecutiva al mondiale. Dopo la gara con la Svezia nel 2017 ora sarà ricordata la sfida di ieri sera contro la Macedonia del Nord.
Addio alle emozioni che una gara della nazionale può suscitare, ai bar pieni di tifosi, agli incontri e a tutto il fatturato economico che gira intorno al mondo del pallone per un grande evento.
Proviamo a immaginare un 18enne di oggi che non ha ricordi di un mondiale giocato in una sera di giugno e l’unica gioia vissuta è quella recente della scorsa estate. Un danno per tutto il movimento dello sport nazionale, d’immagine ed economico.
Non è facile calcolare quanto si perderà in soldoni precisamente dalla mancata partecipazione e forse è un calcolo impossibile da fare. Di sicuro è che sfuma la possibilità di far girare centinaia di milioni di euro tra diritti televisivi, sponsor, lavoro dei giornali, visite ai siti d’informazione e vendita di gadget.
Un colpo diretto anche alla Federazione di calcio che dovrà, ancora una volta, domandarsi come ricominciare, cosa fare per riportare il calcio italiano ai livelli degli anni ’90 quando la Serie A era meta di campioni di tutto il mondo e la Nazionale, pur senza vincere nulla, era tra le più forti al mondo.
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Italia fuori dai mondiali, addio ai milioni degli sponsor
Ricordiamo che come per le competizioni tra club, sono previsti premi già a partire dalla partecipazione con cifre sempre più alte fino ai turni successivi. Soldi che la Figc non vedrà mai.
Capitolo dolente anche per gli sponsor. Come riporta Repubblica nei contrattii di sponsorizzazione sottoscritti dalla Federcalcio c’è una sorta di penale di circa 5 milioni di euro nel caso, purtroppo ormai realtà, se la Nazionale non fosse andata in Qatar.
Tale cifra è prevista per le perdite causate dalla mancata esposizione dei marchi delle aziende in una competizione con una vetrina unica.
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Una cifra, ricorda ancora il quotidiano, pari più o meno al premio per l’Europeo vinto. Quindi la perdita è più in quello che ci sarebbe stato e che avrebbe portato all’intero paese. Ma senza maxischermi nelle piazze i soldi restano in tasca. No party, no money.