Juventus, inchiesta plusvalenze e falso in bilancio: i dirigenti della società bianconera nell’indagine delle Fiamme gialle. Quali sono i rischi
Dallo scorso dicembre la Guardia di Finanza sta osservando da vicino le carte che vedono coinvolta la Juventus. Un’indagine volta a fare luce sulla presunta questione delle plusvalenze e del falso in bilancio.
Nella giornata del 23 marzo il quotidiano torinese La Stampa ha riportato la notizia delle operazioni di perquisizioni eseguite dalle Fiamme gialle in diverse città italiane su ordine dei magistrati Marco Gianoglio, Ciro Santoriello e Mario Bendoni.
La Guardia di Finanza è entrata in particolare in prestigiosi studi legali con sede a Torino ma anche a Milano e nella capitale. In quelle sedi sarebbero state depositati gli accordi di scritture private tra i calciatori e la società bianconera per le retribuzioni negli ultimi due anni durante la pandemia.
Alla società viene contestato il caso di quattro mansilità di questo periodo, retribuzioni che i calciatori avrebbero rifiutato nella primavera 2020, durante la prima e pesante ondata di contagi. I sospetti dei magistrati è che non si sarebbe trattato di una vera e propria rinuncia ma di un differimento di pagamento di almeno tre delle quattro mensilità messe sotto la lente d’ingrandimento.
Ma perché ciò sarebbe avvenuto? Si resta nel campo delle ipotesi ma l’obiettivo pare fosse quello di ottenere una riduzione dei costi a bilancio nel 2020, omettendo una posizione debitoria per il 2021.
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Perché la Juventus è finita nuovamente sotto inchiesta
Ma l’inchiesta non si limita a questo punto. Coinvolge la Juve anche sul presunto giro di plusvalenze realizzato con lo scambio di calciatori tra altre società del campionato italiano. Chi pratica la plusvalenza (in questo caso tutta da dimostrare) lo fa aumentando il costo del cartellino del calciatore in modo fraudolento così da alterare il bilancio e avere sulle carte una posizione debitoria inferiore a quella reale.
Nell’inchiesta sono coinvolti il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e altri come l’ex direttore sportivo Fabio Paratici, Stefano Bertola, Stefano Cerrato Marco Giovanni Re e Cesare Gabbasio.
Se ai dirigenti di una società di calcio quotata in borsa dovesse essere accertato il falso in bilancio (si cerca di modificare la reale situazione economica e finanziare di un soggetto per trarre profitto), gli eventuali responsabili rischiano una pena dai 3 agli 8 anni di reclusione.
In questo caso ci sarebbe anche una giustizia sportiva. Ricordiamo che comunque non è facile dimostrare il falso in bilancio e soprattutto quando si parla di plusvalenze dei calciatori poiché è difficile stabilire il reale valore di ognuno di essi.
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Cosa rischierebbe la Juventus? L’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva parla di “elusione della normativa federale”. Si rischia un’ammenda ma anche pene più pesanti: punti di penalizzazione in classifica, esclusione dai campionati ma queste ultime, previste dal comma 2 dell’articolo, sono ipotesi estreme ma comunque possibili in quanto previste dalla legge.