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Attualità

Doppio lavoro, doppi contributi? INPS chiarisce i dubbi per chi ha due posizioni aperte

Pubblicato da
Emanuela Toparelli

Tantissime persone si trovano a svolgere un doppio lavoro, ma devono versare doppi contributi? L’INPS chiarisce la posizione di chi ha un lavoro come dipendente e apre una Partita Iva.  

(Screenshot)

E’ possibile aprire una Partita Iva in aggiunta al proprio contratto di lavoro come dipendente. Cosa succede, però, dal punto di vista dei contributi? Chi ha due lavori si trova a dover versare doppi contributi all’INPS?

Non esiste una risposta uguale per ogni caso. La differenza è data dalle gestioni previdenziali di riferimento così come dal tipo di attività che si sta svolgendo e dal tempo che si impiega per svolgerla.
A volte, può essere necessario un doppio versamento di contributi, altre volte basta l’iscrizione ad una sola gestione previdenziale, quella del proprio lavoro come dipendente.

Quindi, quali sono le situazioni che richiedono di dover versare i contributi due volte?

In caso di doppio lavoro, bisogna versare due volte i contributi? Facciamo chiarezza

(Pixabay)

In base alla seconda attività che si inizia a svolgere, il lavoratore può capire se si troverà a dover versare i contributi per due volte.
La situazione differisce se il dipendente andrà ad esercitare la sua attività come libero professionista oppure se decide di svolgere un’attività sotto forma di impresa individuale.

Nella prima situazione, bisogna far distinzione di categorie: per alcune esiste una gestione previdenziale specifica, come nel caso degli avvocati o dei commercialisti, per altri esiste l’iscrizione alla Gestione separata INPS.

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Per un dipendente, i contributi da versare equivalgono al 33%. Di questa percentuale, il 9,19% è a carico del dipendente nel settore privato, oppure l’8,80% nel settore pubblico. Viene aggiunto poi lo sgravio dell’0,8% previsto dalla Legge di Bilancio del 2022 che va a tagliare la quota di contributi a carico dei dipendenti che percepiscono una retribuzione annua lorda inferiore a 35mila euro.
Nel caso in cui il lavoratore decidesse di avviare un’attività autonoma, questi contributi potrebbero non essere sufficienti. Potrebbe essere necessaria una seconda iscrizione previdenziale e assicurativa, con annesso versamento dei contributi.

Differenza tra le categorie per cui è prevista la gestione previdenziale specifica e chi si iscrive alla Gestione separata Inps

Nel caso in cui per l’attività autonoma esista una cassa previdenziale, generalmente è richiesto il versamento di doppi contributi. La percentuale da versare, seppur ridotta, varia a seconda della cassa: di norma equivale alla metà della contribuzione integrale.
Questo vale anche per il libero professionista che si iscrive alla Gestione separata: la seconda contribuzione da versare è in forma ridotta.
Mentre per i possessori di Partita Iva iscritti alla Gestione separata INPS l’aliquota contributiva è pari al 33%, per chi è pensionato o assicurato presso altre forme previdenziali obbligatorie, come, ad esempio, un contratto lavorativo dipendente, la percentuale di contributi scende al 24%.

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Qualora, invece, il lavoratore dipendente scegliesse di intraprendere un’attività sotto forma di impresa individuale, familiare o società, come, ad esempio, un commerciante o un artigiano, non è necessaria l’iscrizione alla gestione per lavoratori autonomi se l’attività come dipendente risulti essere l’attività principale.
Più nel dettaglio, un dipendente con contratto full-time non avrà problemi come, invece, può averne un lavoratore part-time per cui la seconda attività autonoma potrebbe essere quella prevalente.
In questo caso, è necessario analizzare il tempo che viene dedicato a ciascuna attività.

La circolare 78/2013 dell’INPS riporta dettagliatamente dei chiarimenti riguardo quali occasioni necessitano un doppio versamento di contributi.

Emanuela Toparelli

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Emanuela Toparelli