Razionamento per supermercati e gas: cos’ha detto Mario Draghi

Razionamento, il rischio è concreto? Il capo del governo fa il punto sulla situazione: cosa sta succedendo

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Scaffali supermercati vuoti (foto Ansa)

Abbiamo già assistito alla corsa degli italiani agli scaffali di pasta, lievito e farina nei supermercati. In modo particolare è avvenuto nel week end del 13-13 marzo quando per il lunedì successivo era in programma lo sciopero degli autotrasportatori, poi revocato dalla Commissione di Garanzia per il poco preavviso.

Gli effetti della guerra in Ucraina oltre che pratici con la dura inflazione sono anche psicologici. In tanti hanno paura che i beni di prima necessità possano mancare e tornare a tempi del razionamento come quando la guerra era in casa nostra. Proprio la parola che prevede una distribuzione controllata dei beni primari è stata pronunciata dal capo del governo Mario Draghi.

Il Presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa ha parlato di “razionamento” anche se al momento è un’ipotesi lontana. Il prezzo alle stelle dell’energia e la mancanza delle materie prime, a lungo andare, possono creare questa situazione emergenziale che adesso non è immediata.

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Razionamento, cosa può succedere

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Pane e pasta (foto Ansa)

Perché allora Draghi ne ha parlato? Ha affermato che se la situazione dovesse peggiorare, dovremmo entrare in questa logica. Come se fosse stato solo un monito, un avvertimento che l’evento possa concretizzarsi, anche se adesso per fortuna è difficile che si possa vivere un periodo così nero.

Non è dunque un allarme imminente, ma cosa significa e in cosa consiste una politica di razionamento? Si prevedono interventi per ridurre i consumi di più beni e in questo caso particolarmente quelli che sono in ballo con il conflitto dunque l’energia e gli alimenti di prima necessità che hanno origine dalle forniture di quelle zone come il grano ucraino.

Se il prezzo dell’energia dovesse restare alto come adesso o peggio ancora continuare a salire, si potrebbe arrivare come conseguenza estrema a una carenza. A quel punto si potrebbe applicare il razionamento sulla fornitura di gas e elettricità.

Ma nel concreto, cosa potrebbe avvenire? Si potrebbe, ad esempio, ridurre l’orario di accensione dei riscaldamenti negli uffici pubblici e imporre chiusure anticipate per alcune attività.

Sarebbe una situazione simile a quella vissuta nel 1973, il famoso periodo dell’austerity causata dall’alto prezzo del petrolio e quindi delle materie prima dopo lo scoppio della guerra del Kippur tra Israele e la Palestina.

Con l’arrivo della primavera, le ore di giorno più lunghe e le temeprature più alte, il problema sembra ancora più lontano ma potrebbe restare nei supermercati. Non a caso alcune catena hanno imposto un limite di acquisti.

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