Evasione fiscale per false fatture, il giudice rinvia a giudizio i 3 imputati. Andiamo a vedere i casi!
Evasione fiscale per false fatture è l’accusa per i 3 imputati rinviati a giudizio dal giudice di Biella. Operazioni inesistenti con relativa fatturazione fasulla è il reato contestato in due procedimenti che sono finiti davanti al giudice dell’udienza preliminare. E il modus operandi appare il medesimo.
Risponde delle accuse nel primo procedimento a suo carico il cittadino cinese De Li 36 anni, residente a Biella, rinviato a giudizio al 15 marzo 2023 data del processo istruito nei suoi confronti. Il secondo procedimento per reati fiscali vede imputati Paolo Massimo Falco di anni 63 di Cossato e Gian Piero Argentero di anni 72 di Andorno Micca. Entrambi sono difesi dall’avvocato Giacomo Francini di Torino. Nel loro caso la data di rinvio a giudizio è il 15 febbraio 2023, quando si terrà il processo durante il quale potranno confutare le accuse rivolte nei loro confronti.
Per l’imprenditore cinese De LI, difeso da un connazionale, l’avvocato Fan Zheng con studio a Milano, i fatti risalgono al novembre 2018, quando gli accertamenti della Guardia di finanza di Biella portano alla luce la dinamica del reato. L’accusato, in qualità di legale rappresentante della ditta individuale “Tomaificio Dario di Li De” con domicilio fiscale a Biella, si sarebbe avvalso di ben 43 fatture false relative ad operazioni inesistenti. Dichiarava quindi al fisco elementi passivi fittizi per un totale complessivo di 133mila euro circa.
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L’altro caso ha invece come protagonisti due biellesi amministratori della “Novalfa srl di Verrone“. Entrambi gli imputati in qualità di legali rappresentanti della società in anni diversi, si sarebbero anch’essi avvalsi di fatture fasulle per operazioni inesistenti emesse da una azienda che non avrebbe avuto modi e mezzi per svolgere attività commerciali. Anche in questo caso nella dichiarazione sarebbero stati indicati elementi passivi fittizi per Falco di circa 83mila euro per il 2012 e di circa 72mila per il 2013. Argentero deve rispondere della stessa accusa per l’anno 2014 in cui figurava lui come rappresentante legale. Nel 2014 dunque nella dichiarazione figuravano elementi passivi fittizi per l’ammontare di circa 70mila euro.
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In entrambi i procedimenti si è costituita parte offesa l’Agenzia delle entrate di Biella.