Pensione Inps per chi ha avuto sentenze passate in giudicato per reati di mafia e terrorismo: i motivi della decisione
Una novità nel mondo delle pensioni destinata a far discutere più di quanto stia avvenendo ora sui social. I condannati con sentenza passata in giudicato per reati gravi come terrorismo e mafia possono continuare a ricevere le prestazioni dell’Inps purché si trovino in una situazione detentiva divesa dalla prigione.
Chi è ai domiciliari, sta scontando ai Servizi Sociali o comunque è obbigato a scontare la pena in modo altrenativo, facendo la domanda all’Inps a diritto a riavere gli arretrati della Naspi, la pensione sociale o quella di disabilità dalla data che era stata revocata e dalla quale non si trovava in carcere ma, appunto, in regimi alternativi.
È questo il discusso contenuto del messaggio Inps che non fa asltro che rispettare una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’articolo della legge 92/2012 dove viene revocata la rpestazione dell’Istituto di Previdenza per chi è stato condannato a gravi reati di mafia e terrorismo.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Inps, novità sulle pensioni: chi sono i diretti interessati della riforma
Secondo la Consulta quella legge contrasta con due articoli della Costituzione Italiana: il 3, secondo il quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” e il 38 che prevede che “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.
Per la Corte lo Stato non può privare un soggetto che non è detenuto in carcere dei mezzi per la sopravvivenza, pur se si tratta di persone che si sono macchiati di gravi reati. Nel mirino della Consulta i comma 58 e 61 della legge 92 del 2012 che resteranno in vigore solo per chi ha subito le stesse condanne ma è detenuto in carcere.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> A quanto ammonterà l’aumento delle pensioni?
In queste ore i social sono pieni di critiche verso la decisione ma non manca la confusione. Leggendo qualche tweet o post sembra capire che la modifica sia stata stata voluta dall’Istituto di Previdenza mentre è chiaro che questo si adegue solo a una sentenza di un organo ben superiore.