Guerra, la posizione della Cina: propaganda e sanzioni alla Russia

Guerra, la posizione della Cina: qual è l’atteggiamento sulle decisioni contro Putin e la propaganda del regime

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Il leader cinese Xi Jinping (foto Ansa)

Fin dalle prime battute della guerra e da quando si è cominciato a parlare di sanzioni, il mondo si è chiesto quali sarebbero state le decisioni prese e che posizione avrebbero avuto certe nazioni, la Cina in primis.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è formato da 15 membri di cui 10 a rotazione e 5 fissi che hanno il potere di veto. Oltre alla Gran Bretanga, la Francia, gli Stati Uniti e la Cina c’è anche la Russia che ovviamente il veto l’ha posta alla votazione della risoluzione per la condanna (anzi, per “deplorare”, è questo il termini utilizzato nel documento) la guerra in Ucraina.

Il gigante asiatico è una sorta di osservato speciale in questa guerra che sta facendo purtroppo morti nel paese invaso e sta portando pesanti ripercussioni su altri come il nostro, ricattato dall’energia che arriva dalla Russia.

La Cina ha finora avuto una posizione a metà strada: non ha condannato esplitamente l’invasione perché potrebbe avere un effetto boomerang con la questione di Taiwan ma più di recente ha detto chiaramente che la causa della guerra è degli Stati Uniti, riferendosi all’allargamento della Nato – dediderato dall’Ucraina più che dagli Usa – ai confini con la Russia.

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Guerra, la Cina e il commercio con la Russia

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Putin e Xi Jinping (foto Ansa)

Ma come stanno raccontando il conflitto i media e i social in Cina che sono diretti dalla propaganda di regime? Se lo sono chieste due note giornaliste e ricercatrici del quotidiano americano The Atlantic, Maria Repnikova e Wendy Zhou che firmando insieme un articolo hanno fatto il punto dell’atteggiamento di Pechino nei confronti dell’amico Putin.

Emerge che, pur se i dirigenti del partito comunista e unico di Stato in Cina non hanno condannato esplicatamente l’invasione, in un certo qual modo la giustificano appigliandosi all’aggressività degli Stati Uniti e al ‘ritorno’ nella casa materna dell’Ucraina che ha la colpa delle politiche attuate nelle regioni indipendentiste di Luhansk e Donetsk.

Non si giustifica quindi l’attacco della Russia ma si fa leva su una sorta di legittima autodifesa dei russi. Ma la partita non si gioca solo sulle parole, sulla condanna esplicita o meno, ma ovviamente anche su temi molto più concreti come l’economia.

Da settimane scriviamo che gli effetti delle sanzioni economiche alla Russia possono essere devastanti anche per i paesi che li impongono e in questo caso la Cina, mantenendo un rapporto commerciale privilegiato con Mosca, può fare la voce del padrone e dettare le regole del gioco.

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Il leader cinese Xi Jinping si pone quindi al confine tra la condanna e la giustificazione, entrambe non esplicite anche se la seconda posizione di recente è stata sbandierata di più, per non essere additato com alleato dell’aggressore e mantenere rapporti commerciali con la Russia e tutto il resto del mondo.

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