L’economia italiana non sta vivendo un periodo florido e la situazione del conflitto non aiuta a rilanciare i conti
Inflazione, prezzi energetici in rialzo, effetti della guerra: l’Italia sta vivendo un periodo certamente poco sereno dal punto di vista economico così come altri Stati europei. Tutte le categorie hanno motivi per lamentarsi dopo il difficile periodo del Covid; poi sono arrivati i rincari con la benzina che ha sfondato i 2 euro al litro.
L’Istat ha confermato che la condizione economica non è delle migliori. L’ha fatto con la nota mensile che fotografa l’incertezza in cui vive il nostro paese con ripercussioni sul Pil e l’occupazione.
Già in precedenza l’Istituto di ricerca aveva lanciato l’allarme per il peso dell’inflazione sulla ripartenza economica. Fare una stima dell’impatto della crisi sull’economia italiana è molto difficile, scrive l’Istat, poiché l’evoluzione della guerra in corso e quali sarenno gli effetti della sanzioni che i paesi occidentali hanno deciso per la Russia, hanno come caratteristica l’elevata incertezza.
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Economia italiana, il problema dell’inflazione
Tra i punti principali fotografati dall’Istat, il quarto trimestre 2021 viene registrata una decelerazione della ripresa mentre a gennaio dello scorso anno la produzione industriale è diminuita e in flessione sono anche anche le vendite al dettaglio.
Il mese scorso l’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA ha evidenziato un aumento tendenziale, segnando +6,2%, ossia quattro decimi di punto in più rispetto alla media dei paesi Euro.
Pur se il PIL nell’ultimo trimestre 2021 ha registrato un variazione congiunturale positiva, la quarta dell’anno (+0,6%), i consumi finali nazionali sono stati deboli.
Un occhio di riguardo anche per i prezzi al consumo. Oltre agli già noti aumenti energetici anche i beni alimentari continuano a salire (causa aumento materie prime) con dati che portano a un +4,7% a febbraio mentre il mese precedente l’aumento era stato del 3,4% del mese scorso. L’Istat segna la differenza tra gli alimentari lavorati,+3,2%, e quelli non lavorati, +6,9%.
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Infine l’Istat ricorda che le incertezze legate alle guerra hanno un peso maggiore non tanto per le importazioni di prodotti dalla Russia che non sono eccessivi (solo il 3%) ma per l’approvigionamento di gas che è di circa 40%.