Intervista esclusiva a Simone Terreni, imprenditore a capo dell’azienda VoipVoice. Perché la storia di Federica Granai ha fatto scalpore?
La storia di Federica Granai ha fatto riflettere milioni di italiani e ancora oggi sono in tanti a parlare di lei. E’ una ragazza di ventisette anni, di Montelupo Fiorentino, che aveva perso il lavoro durante la pandemia.
Dopo la fine del suo impiego, aveva iniziato una preselezione per entrare a far parte dell’azienda VoipVoice come customer care. Ma nella fase finale è stata assalita da un’incredibile scoperta: era incinta.
La diretta interessata, nonostante la paura, ha deciso di dire la verità al datore di lavoro che senza indugio l’ha assunta.
L’imprenditore, diventato uno dei protagonisti della storia, si chiama Simone Terreni ed è un ingegnere e formatore, a capo dell’azienda VoipeVoice. E’ stato lui ad assumere Federica Granai, scatenando un successo mediatico imprevisto.
L’argomento lavoro-maternità nel 2022 in Italia rappresenta ancora un tabù, la donna nonostante i tanti sforzi, il cambiamento culturale e sociale, non è mai al pari dell’uomo. Dal canto suo, l’imprenditore ha tentato di dare una risposta a quanto accade nel nostro Paese e noi abbiamo colto l’occasione di fargli qualche domanda sulla sua storia.
Cosa risponde allo scalpore scaturito sul web inerente alla sua scelta di assumere una donna incinta?
Sinceramente non pensavo che un post scritto in dieci minuti, su una storia aziendale nostra, come faccio ogni mattina alle 8 da tre anni a questa parte sui miei social, potesse avere una diffusione così virale. Siamo arrivati a 2,7 milioni di visualizzazioni, senza contare le condivisioni. Poi la stampa, le radio, le tv. Pazzesco. Da una parte mi ha fatto piacere sia per la visibilità che la mia azienda ha avuto, sia perché vedere dal di dentro come funzionano certi meccanismi comunicativi è stato molto interessante. Invece dall’altra parte sono molto preoccupato perché vuol dire che il problema è molto radicato nella nostra società. Prova ne sono le tantissime storie che tante donne mi hanno scritto o nei commenti pubblici o in messaggi privati. Non è ammissibile che le donne siano discriminate solo perché possono donare la vita. Assurdo!
Secondo lei nel 2022 è ancora persistente il divario tra uomo e donna in ambito lavorativo?
Purtroppo sì, lo dicono tutti i dati. Su 42 mila persone che hanno firmato le dimissioni per genitorialità il 77% sono donne. Una donna non ha le medesime opportunità, specialmente in certi lavori o soprattutto in certi ruoli, ad esempio quelli di responsabili o di dirigenza. Però sono convinto, sempre stando dietro ai dati, visto che all’università la maggioranza degli studenti sono in numero nettamente superiore donne, la futura classe dirigente sarà al femminile. E lo spero vivamente anche come padre di una figlia femmina.
Perché nell’era del progresso, l’Italia si trova ancora indietro riguardo al ruolo della donna in ambito lavorativo, rispetto ad altri paesi?
Io non so se l’Italia si trova indietro rispetto ad altri paesi. Ci sono decine di paesi dove i diritti delle donne sono letteralmente calpestati. In Africa, Medio Oriente, Asia, Sud America o anche nei Paesi dell’Est Europa, le donne sono trattate in maniera ignobile. Inoltre non serve cercare molto lontano: se ci fermiamo alla nostra penisola anche da regione a regione le opportunità di carriera, o di parità variano notevolmente. Al Sud spesso non ci sono strutture per gestire i figli in asili nido e la mancanza di lavoro rende la vita delle donne precarie, rispetto ad esempio alla Lombardia dove invece molte donne riescono ad emergere e a conciliare vita lavoro con successo.
Per contrastare l’opinione pubblica sulla questione lavoro- maternità, lei ha un piano?
Io sono solo un imprenditore con un’azienda di 40 collaboratori, di cui il 63% sono donne. Cerco di fare bene il mio lavoro e permettere alle persone che lavorano con me di far bene il loro, cercando di rispettare le loro esigenze e necessità. Non credo di avere un potere particolare sull’opinione pubblica. Anzi credo che terminata l’eco mediatica della notizia, passata la settimana dedicata all’8 Marzo e alle donne, tutto tornerà come prima. Il Piano lo dovrebbero mettere in atto le Istituzioni che si dovrebbero prestare ad essere testimoni di Buone Pratiche nei confronti di quelle aziende come la nostra che reputano normale che una donna possa rimanere incinta. Ogni giorno dovrebbe essere l’8 marzo e questo problema deve diventare una priorità per tutti.