Si incrina, in maniera del tutto inattesa, il fronte del blocco commerciale verso la Russia di Vladimir Putin. Ecco cosa ha fatto la compagnia petrolifera inglese Shell
Uno dei primi effetti pratici dell’inopinata invasione dell’Ucraina da parte della Russia guidata da Vladimir Putin sono stati l’inasprimento delle sanzioni economiche, il blocco commerciale ed il conseguente aumento dei prezzi della materie prime.
Il costo di Gas, petrolio e grano, in pochi giorni, è schizzato alle stelle con un effetto pratico importante sui prezzi al dettaglio e quindi sui consumatori finali. Due dati su tutti, la benzina alla pompa in Italia ha sfondato la soglia dei 2 euro al litro mentre alcune marche di pasta sono salite da 0,89 a ben 1,40 euro al pacco.
—>>> TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Guerra Russia – Ucraina: l’orrendo investimento delle lobby del petrolio
Una corsa che rischia di diventare inarrestabile, soprattutto se il conflitto, come purtroppo si teme, non dovesse fermarsi in tempi brevi. Un rischio ad oggi molto concreto. un rischio che i paesi solidali con l’Ucraina hanno messo in conto, a partire da quelli aderenti all’Unione Europea ed all’Allenza militare NATO
La Shell viola il blocco e compra petrolio dalla Russia
Un rischio che, però, rischia di scontrarsi con la real-politik delle aziende, in particolare della multinazionali. Ed è il caso di quello che è accaduto con la compagnia petrolifera inglese Shell.
E’ di questo ore la notizia che la compagnia diretta dalla triade Jeroen van der Veer, Jorma Ollila e Ben van Beurden ha deciso, unilateralmente, di violare il blocco commerciale verso i prodotti di provenienza russa e di acquistare, peraltro a prezzo stracciatissimo, barili di petrolio.
—>>> TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Magnati russi, chi sono i più ricchi del paese colpiti dalla sanzioni
I numeri parlano meglio di ogni altro dato. La Shell ha acquistato barili di petrolio russo a 28,5 euro l’uno a fronte di un prezzo corrente di 111,41. Il 25% del prezzo reale.
La Shell ha provato a spiegare la scelta commerciale con un tweet comparso nel tardo pomeriggio di sabato 5 marzo sul proprio profilo ufficiale. “Siamo contro la guerra ed impegnati a ridurre gli acquisti da Mosca”, scrivono gli inglesi. Senza però chiarire in maniera netta la scelta di acquistare prodotti dalla Russia.
A farlo, in controluce, ci prova Bloomberg che evidenzia come l’azione di Shell può essere un segnale del libero mercato. Un segnale, si legge sul sito del canale satellitare, verso la necessità di chiudere il conflitto il prima possibile e di far ripartire senza ulteriore attese l’economia.