Una vera e propria valanga di verifiche partirà la prossima settimana da parte dall’Agenzia delle Entrate. Ecco chi sono i destinatari della spiacevole missiva
Sta per prendere ufficialmente il via il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Parliamo della misura varata da Governo ed Unione Europea per fronteggiare il disastro economico determinato dalla pandemia da coronavirus Covid-19.
Un piano da 191,5 miliardi di euro complessivi che, nelle intenzioni delle Istituzioni che lo hanno varato, dovrebbe rimettere il Paese in carreggiata. Ma, prima di inziare le procedure per erogare i fondi, è necessario fare “le pulizie di primavera” nei conti. In particolare dove si immagina possano esserci infiltrazioni criminali.
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Per questo motivo dalla prossima settimana l’Agenzie delle Entrate metterà in campo una azione a tappeto con l’obiettivo di completare almeno centomila verifiche sulle dichiarazioni di imprese e partite iva.
Agenzia delle Entrate, centomila verifiche in arrivo
Come avverrà l’azione? A chi è destinata? Di che cifre parliamo? Tutte domande legittime alle quali proviamo a rispondere. L’azione di controllo scatterà attraverso gli algoritmi con cui agiscono i sistemi dell’Agenzie per le Entrate.
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Si stima che, ad oggi, siano circa 10,3 i miliardi evasi e si punta a recuperarne almeno un quinto. Parliamo di 2,6 miliardi. Il meccanismo di azione è quello classico, l’invio di lettere di compliance. Lettere nelle quali vengono segnalate le anomalie nelle dichiarazioni con l’intento di un recupero non forzoso delle tasse, dei contributi e degli sgravi indebitamente percepiti.
Gli errori individuati dalla prima scrematura dei controlli sono in ordine a fatture elettroniche compilate in maniera impropria, corrispettivi telematici non in linea con quanto dichiarato nonchè sulle liquidazioni periodiche dell’Iva.
Il passaggio successivo, qualora non ci sia reazione positiva, sarà, inevitabilmente, quello del recupero forzaso. Recupero che avverrà in due modi.
Qualora le cifre anomale siano inferiori ai 4000 verrà erogata una sanzione amministrativa per una cifra che va da un minimo di 5.164 ad un massimo di 25.822 euro. Con un limite massimo di tre volte il valore della cifra errata. Sopra i 4000 euro possono scattare le sanzioni penali. In questo caso si rischiano da sei mesi a tre anni di carcere.