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Attualità

Pil 2021 migliore dell’anno precedente: i dati dell’Istat

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Marco Sparta

Stando alle rilevazioni dell’Istat la pressione fiscale nel 2021 avrebbe registrato un tasso pari al 43,2% ed il Pil un aumento del 6,6%: crescita esponenziale.

(Janno Nivergall – Pixabay )

Un aumento del 6,6% quello delle imposte dirette registratesi nel 2021 dettato in primis dall’aumento dell’Irperf. Fattore misto ad altri ha contribuito anche all’aumento della pressione fiscale giunta al 43,3%. Rispetto al 2020, quindi, un ulteriore incremento del +9%. I dati emergono dall’ultima analisi effettuata dall’Istat (Istituto nazionale di statistica).

Istat, Pil al +6,6% e pressione fiscale pari al 43,2% per il 2021: aumento esponenziale

(moerschy – Pixabay)

L’Istat ha effettuato un’importante rilevazione. Nel 2021 la pressione fiscale si è attestata al 43,2% mentre il Pil al +6,6%. Dati significativi determinati, in via primaria, dall’aumento dell’Irpef e delle imposte sostitutive. Stesso dicasi per quelle che vengono definite imposte indirette le quali hanno registrato un incremento del +13,8% a causa soprattutto dell’Iva.

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Nel corso del 2021, l’Istat ha altresì rilevato – e questo è un dato soddisfacente-  di come sia cresciuto il livello di produttività rispetto al primo anno pandemico. Un incremento di certo dettato dalle riaperture e dalle misure meno stringenti.

A stravolgere il Prodotto Interno Lordo sarebbe stata, invece, la richiesta dall’estero e le variazioni delle scorte. Quanto alla domanda interna, invece, la maggiorazione rispetto al 2020 è stata del +17% negli investimenti fissi lordi e del +4,1% per i consumi finali. Nel raffronto tra export ed import è quest’ultimo valore ad aver registrato il massimo aumento: +14,5%.

La domanda nazionale ha apportato il proprio benefico contributo all’incremento del Pil, mentre quella estera si sarebbe limitata ad un +0,2. Il valore aggiunto è stato, invece, del 11,9% nell’industria, del 21,3% nell’edilizia e del 4,5% nei servizi. In calo invece attività del settore primario con solo un +0,8 punti rispetto al 2020.

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Non è sfuggita all’analisi anche l’indebitamento della PA che in raffronto al Pil è salito al 7,2% rispetto a quel -9,6% del primo anno pandemico. Il valore dell’indebitamento, tradotto in euro, è stato pari a 127.389 milioni. Cifra monstre che diventa infinitesimale se confrontata con gli oltre 31 miliardi del 2020. Ma com’è stato possibile? La Pubblica Amministrazione, ha spiegato l’Istituto di Statistica, ha visto un “buon andamento delle entrate a fronte del più contenuto aumento delle uscite”.

Marco Sparta

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