Le tasse sulla morte: dalle ceneri ai lumini, le più assurde in Italia

Di tasse assurde in Italia ce ne sono a bizzeffe, probabilmente più che in qualsiasi altro Paese al mondo. Non ci credete? Guardate.

tassa lumini
(ANSA/LUCA ZENNARO)

Tasse assurde in Italia, ce ne sono eccome. Ed alcune sono addirittura ai limiti del fantasioso. Se in alcuni casi certe imposte riguardano specifici aspetti ad esempio dell’edilizia, come la costruzione di scalinate, ballatoi e di tutto ciò che può fare ombra, in altre situazioni veramente è come entrare in una mitologia fatta di bestie mezze mostro e mezze imposte.

Ci credereste che le tasse assurde in Italia colpiscono anche la raccolta dei funghi, l’esporre le bandiere e financo aspetti che riguardano i defunti. Ci sono dei casi che fanno da precedenti e che, per fortuna, in alcuni casi sono rientrati.

Ad esempio nel Bresciano l’amministrazione locale aveva inviato una tassa da quasi trecento euro al proprietario di un albergo che aveva messo le bandiere rispettivamente dell’Italia e dell’Europa all’esterno del proprio hotel. Poi c’era stato un passo indietro, per la vittoria del buonsenso.

Tasse assurde in Italia, la lista è infinita

Imposte
Pagare le tasse (Pixabay)

Ma c’è anche chi, sempre a livello locale, ha tassato persino i marchi che spesse volte si trovano attaccati alle gru. E le tasse assurde in Italia non finiscono: esiste una tassa sui tartufi raccolti, nonostante l’aliquota sia scesa al 5% dal 10% originario.

Ma non finisce qui: pure i dispositivi per archiviare dati sono soggetti a tassazione. Così come per le tubature installate nel sottosuolo, a prescindere dal loro uso di destinazione. E per le quali a pagare deve essere la società di riferimento.

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Poi si scende decisamente più nel macabro quando parliamo di tasse sul trasferimento della bara al cimitero, o su quella dei lumini votivi. E viene tassato persino il certificato di morte, assieme a quello che serve per disperdere le ceneri.

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Tutte imposte da versare al proprio comune di riferimento, oppure alla Regione. La lista è decisamente lunga ed include pure la quantità di tovaglie e tovaglioli da mandare in lavanderia. Come non dimenticare infine la tanto vituperata Iva, che spunta dappertutto, ovunque, con il suo famigerato 22%. E che rappresenta una tassa sulla tassa, in qualunque ambito.

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