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Trovato un virus che viaggiava in una piattaforma utilizzata in pandemia

Pubblicato da
Erica Ercoli

Un virus trovato in una delle maggiori piattaforme internet utilizzate durante la pandemia. Non sono solo i social ad aver guadagnato dalla reclusione in casa.

Violazione sicurezza informatica (Foto da Pixabay)

Come accade spesso, quando qualcosa assume grande visibilità, il suo contributo non è solo per chi ha buone intenzioni ma anche per chi le ha tutt’altro che onorevoli. Purtroppo c’è sempre il rovescio della medaglia e la vittima è chi non è in grado di proteggersi abbastanza.

Questo è uno dei tanti casi che ora stanno emergendo a seguito della pandemia. Sembra ormai risaputo che a causa dell’obbligo di quarantene necessarie o preventive, del periodo di lockdown e di zone a colori in molti si sono trovati costretti a lavorare in smart working e a trarne vantaggio sono state le molte aziende legate all’informatica.

Hanno fatto milioni alcuni social e quindi i loro influencer, ma anche le aziende che si sono occupate di fornire piattaforme per la condivisione del lavoro smart. Alcune tra le più famose hanno offerto un ottimo servizio, espanso e necessario, e non solo ai lavoratori.

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Gli hacker che veicolano in internet

Malware in una piattaforma (Foto da Pixabay)

A quanto pare grazie al largo utilizzo di una delle maggiori piattaforme utilizzate in questi ultimi due anni gli hacker hanno trovato terreni fertili. Infatti se si pensa che questi strumenti offerti dalle maggiori aziende informatiche a livello mondiale sono entrati nelle case di lavoratori privati, di dipendenti pubblici dagli uffici alle scuole, come anche nelle case e pc di studenti dalle università alla scuola primaria, hanno inconsapevolmente fornito un rapido accesso anche agli hacker.

Questo è quanto è stato rilevato ultimamente effettuando dei controlli relativi alle caselle di poste elettroniche. In queste è risultata una grande affluenza per quanto riguarda l’arrivo di messaggi aventi un file. Questi file se scaricati, per lavoro, per distrazione, per non conoscenza di alcune funzionalità informatiche, integrano nel sistema del dispositivo un malware irremovibile.

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A questo punto l’hacker che si nasconde dietro al virus, inviato per posta tramite il passaggio offerto inconsapevolmente dall’azienda che offriva una piattaforma su cui lavorare, ha libero accesso al pc e a tutti i suoi dati.

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Il rovescio della medaglia non è mai troppo piacevole da constatare, ma comunque presente. Fare attenzione ed essere sempre prudenti nello scaricare file o programmi di cui non si è certi della provenienza è certamente una delle prime regole di cui ci informano gli stessi servizi in rete, app e programmi.

Erica Ercoli

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Erica Ercoli