Strano ma vero, tra le varie tasse che un governo possa concire esiste una per chi pratica fatture e sortilegi
Se pensavano che ormai ogni cosa è tassata, ci sbagliavamo di grosso. Presi sempre di più dalle preoccupazione delle bollette che arriveranno per le quali sono state già annunciate delle pesanti stangate, e da tante altre tra quelle del lavoro e i servizi, è da non credere che possa essistere una per le streghe.
Non siamo più nel ‘500 o ‘600 dove le donne accusate di stregoneria venivano processate e il più delle volte bruciate al rogo, anzi, chi è strega può continuare a svolgere “l’attività” ma pagando regolmente le tasse come fatto tutti i lavoratori.
Da undici anni in Romania c’è la tassa sulle streghe. È entrata in vigore il 1 gennaio 2011 e la norma rientrava nell’ambito della lotta all’evasione fiscale. Una legge contro il lavoro nero che va a colpire una “professione” che nera è per definizione.
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Sembra la novella di Luigi Pirandello con l’uomo accusato di essere uno jattatore che vuole la patente in modo da mettersi in regola e sfruttare a proprio favore la cattiva nomea.
In Romania, dunque, oltre alla tradizione del conte Dracula sembra che ci siano molte persone intente a maledire con formule magiche e – è il caso di usare questo termine – altre stregonerie.
Chi si occupa di queste pratiche quindi paga, una percentuale sul reddito ma anche contributi per la pensione. Viene difficile immaginare che una persona possa presentarsi dicendo che fa questo lavoro o che il suo nome sia iscritto in un registro. E guai a controllare quote non pagate e arretrati perché le strege potrebbero indispettirsi e magari rilasciando una fattura, ma non falsa.
Come sappiamo non è facile vivere nel nostro paese perché anche a causa dell’evasione fiscale le tasse sono alte per imprese e famiglie e neanche da noi mancano quelle assurde.
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C’è ad esempio da pagare per i gradini se si trovano sulla strada o il marciapiede pubblico e portano all’ingresso di casa. Un tempo c’era anche la tassa sui tovaglioli, un meccanismo con il quale si calcolava la quantità di tovaglioli spediti in lavenderia o i vuoti del vetro.