Tangentopoli, cade il trentennale: ma come iniziò tutto? La storia dell’imprenditore Luca Magni e la sua scelta
La storia la conoscono orai tutti. Il Pubblico Ministero di Milano Antonio Di Pietro il 17 febbraio 1992 fa arrestare in flagrante Mario Chiesa, ex assessore socialista e presidente del Pio Albergo Trivulzio, una casa di riposo. Aveva appena ricevuto una mazzetta di 7 milioni di lire ma tutte le banconote erano siglate da Di Pietro.
Il Pm era infatti in accordo con Luca Magni, l’imprenditore che aveva dato la bustarella a Chiesa. Ma chi è? Il quotidiano Domani ha ricostruito la biografia, la sua storia personale e professionale e quella scelta che ha avuto un effetto su tutto il paese.
Bianzolo, perde il padre in adolescenza ma da buon lombardo si dà da fare. Si iscrive a Legge poi lascia l’università per lavorare come tecnico in una concessionaria dell’Unilever, occupandosi di pulizie ospedaliere. Si mette in proprio e apre un’azienda specializzata che utilizza macchinari specifici per pulire grandi supercifi, la Alpi.
Nel 1986 Chiesa viene messo a capo dell’ospizio e quando si deve fare una nuova gara d’appalto, Magni si presenta. Al quotidiano l’imprenditore spiega che Chiesa era arrogante e che quando prendeva la tangente neanche salutava e che era solito intascare il 10%. Per due anni è sottostato al ricatto del presidente dell’ente pubblico.
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Tangentopoli, Luca Magni e l’accordo con i carabinieri e Di Pietro
Poi la goccia che fece traboccare il vaso. La Alpi prese anche un altro appalto, sempre in una casa di riposo, a Merate, che rientrava nella gestione di Chiesa e le richieste si fecero più grandi. Nel frattempo la sorella di Magni fu ricoverata in ospedale e non rispondeva alle telefonate di Chiesa: la segretaria del socialista – racconta Magni – fece capire che a loro della salute della donna nulla importava.
Magni va dall’associazione commercianti che lo mette in contatto con un capitano dei carabinieri della caserma di via Moscova, Roberto Zuliani. Il militare la denuncia la gira alla Procura e al magistrato di turno, un certo Antonio Di Pietro.
E cosa fa oggi Magni? Non ha passato bei momenti. Dopo i fatti ha dichiarato fallimento e nessuno gli ha rinnovato le commesse, neanche le fondazioni ecclesiastiche per le quali lavorava.
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L’azienda l’aveva aperta con una zia che nel chiudere la Alpi aveva avuto problemi con un assegno dell’Inps. Fu così accusato di bancarotta fraudolenta. Assolto dalle accuse, oggi è responsabile commerciale di una società di servizi.