Dopo trent’anni dall’inizio di Mani Pulite, prende la parola anche Paolo Berlusconi, il fratello dell’ex premier. “Fu un’azione politica mirata a tagliare le gambe ad una sola parte dei partiti”: asserisce l’imprenditore.
I commenti legati a Tangentopoli per il suo trentesimo anniversario, sono arrivati anche da Paolo Berlusconi. Il fratello dell’ex premier ha espresso il suo parere riguardo le dinamiche e le conseguenze che hanno avuto le indagini di pool mani pulite.
Asserisce che si è trattato di un’occasione persa per ristabilire in modo corretto ed equilibrato i rapporti tra politica ed affari. Più che rimediare e risanare i danni portati dall’estorsione illegale di denaro per finanziare le casse della politica, il focus è stato messo sul defenestrare solamente una parte di partiti.
L’esigenza di porre fine alle tangenti era decisamente reale, e tutti lo sapevano. Così come tutti sapevano chi fossero i partiti politici che erano coinvolti nel giro. Ma “si doveva affrontare con uno spirito diverso”.
Secondo l’imprenditore ed editore italiano, è stata scelta una forma di giustizia che non ha portato lati positivi al nostro Paese. A distanza di trent’anni, ritiene che sia più facile analizzare le dinamiche dei fatti e riserva delle parole anche per il leader del partito socialista, Bettino Craxi. A detta sua, il discorso che il Segretario del PSI tenne in parlamento era la strada giusta da seguire: affrontare politicamente una situazione ormai degenerata da tempo. Più che fare giustizia, Paolo Berlusconi interpreta le operazioni di Mani Pulite come una ricerca di vendetta.
“Bastava essere meno ipocriti, capire quali fossero le esigenze della politica e valutarle”. E’ per questo che il fratello di Silvio considera Tangentopoli come un’occasione persa per ristabilire una politica che funzionasse nel modo giusto.
A detta di Paolo Berlusconi, trent’anni fa i giudici hanno buttato fuori gioco ben cinque partiti. Hanno lasciato in campo un solo giocatore e il fratello Silvio ha capito che c’era la necessità di un altro candidato per le nuove elezioni.
I commenti che il fratello dell’ex premier ha lasciato all’AdnKronos sono il risultato di un’elaborazione a mente fredda di quanto accaduto trent’anni fa, quando è stato arrestato con l’accusa di essere coinvolto nel giro delle tangenti.
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Infatti, l’11 febbraio 1994, i pool mani pulite di Milano arrestarono anche Paolo Berlusconi, poco prima dell’annuncio della vittoria alle elezioni di Silvio. L’accusa consisteva nell’aver pagato tangenti al fondo pensioni Cariplo per acquistare tre immobili dalla società Edilnord, una proprietà di famiglia. L’ammissione del reato lo condannò agli arresti domiciliari.
L’accusa di corruzione per evadere le tasse ha coinvolto anche la Fininvest di Silvio Berlusconi, capo del governo in carica. Nel luglio del ’94, il manager Salvatore Sciascia ha confessato che tre società del gruppo versavano tangenti a diversi esponenti della Guardia di Finanza. Proprio Paolo Berlusconi, all’insaputa del fratello, aveva concesso l’autorizzazione a fornire i fondi neri. Arrestato il 28 luglio, la Corte di Cassazione lo rilasciò quasi immediatamente.
Dai primi degli anni ’90, la Paolo Berlusconi Finanziaria s.r.l. acquisì parte del gruppo Fininvest e le attività edili ed immobiliari associate ai gruppi Italcantieri e Edilnord.
Oltre a quote in società tessili ed elettroniche, la PBF s.r.l. ha iniziato a commercializzare decoder per il digitale terrestre.
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Nel 2011 Paolo ha rafforzato la sua presenza nel mondo editoriale, diventando azionista del quotidiano Il Foglio.
Dal 2018 è accanto al fratello Silvio nel mondo del calcio: la Fininvest ha acquistato l’AC Monza e Paolo ne è diventato consigliere d’amministrazione e poi presidente il 29 marzo 2019.