In Belgio è stata approvata la settimana lavorativa di 4 giorni, ma in Italia perché non se ne parla? La proposta che potrebbe risultare una svolta per il Paese.
Il lavoro, qualsiasi esso sia, è fondamentale nella vita delle persone ma a volte risulta essere difficile portare avanti la propria attività e lo stress si fa sentire sempre di più.
Da qualche mese si parla della settimana lavorativa di 4 giorni, in alcuni paesi è già stata messa in atto, in altri è stata appena approvata e altri ancora se ne distaccano completamente. In Italia non se ne parla, perché?
E’ stata appena approvata in Belgio ed ora i cittadini si troveranno a scegliere se continuare con la settimana tradizionale o se sperimentare la settimana lavorativa di 4 giorni. Secondo quanto si legge sulla proposta che è stata pubblicata su vari siti online, le ore settimanali di lavoro restano le stesse, ma saranno sparpagliate in 4 giorni piuttosto che in 5.
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E’ previsto un periodo di prova di circa sei mesi per scegliere definitivamente le modalità preferite. Il datore di lavoro potrà rifiutare la richiesta ma con un’accurata motivazione. L’obiettivo? Supportare i dipendenti alla genitorialità e cercare un equilibrio tra vita privata e lavoro.
Inoltre si potrà richiedere di lavorare di più una settimana e meno un’altra a seconda delle esigenze personali, l’importante è comunicare con almeno sette giorni di anticipo la decisione all’azienda.
Spagna, Nuova Zelanda, Islanda, Giappone e adesso il Belgio hanno approvato la riforma che per il momento sta portando ottimi risultati. In Italia non se ne parla e sono tanti i cittadini che si chiedono quale sia il motivo del tabù.
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Nonostante resti un argomento ignoto, nel nostro Paese alcune aziende hanno scelto di sperimentare tale strategia. I due esempi più famosi sono la Awin Italia e la Carter & Benson, due società italiane che durante il lockdown hanno deciso iniziare una nuova avventura così da ridurre l’orario lavorativo settimanale e testare gli effetti su produttività e soddisfazione dei dipendenti.