Tangentopoli, la storia del Pio Albergo Trivulzio: ancora di attualità

Tangentopoli è legata al Pio Albergo Trivulzio ma la casa di riposo milanese è sempre protagonista di brutte trame della nostra storia

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Pio Albergo Trivulzio (foto Facebook)

Forse nessun altro paese al mondo ha un ospizio al centro delle cronache nere e giudiziarie come il Pio Albergo Trivulzio. Se anche all’estero potrebbe esserci una casa di riposa famosa per motivi non proprio edificanti (soprattutto nei decenni passati, non sono sempre stati davvero luoghi di riposo ma anche di violenze e abbandono), saranno stati eventi isolari.

Il pubblico istituto milanese, pluricentenaria istituzione, forse ha il piccolo merito di risistere negli anni e se si parla dei “tempi di Tangentopoli” ovviamente è al centro del racconto, è così anche quando superata la pandemia un giorno si dirà dei “tempi del Covid“.

È cominiciato tutto lì il 17 febbraio 1992 quando il presidente dell’istituto, il socialista Mario Chiesa, viene beccato mentre intasca una mazzetta di 7 milioni di lire. E ritorna lì la storia, del nuovo Coronavirus come ancora si diceva nei primi mesi del 2020, quando un focolaio e altre vicende legate al Covid, rimette al centro dell’attenzione la casa di riposo.

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Tangentopoli e Covid: Pio Albergo Trivulzio teatro della storia

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Screeen

L’istituzione è tornata a far parlare di sé per l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Milano di aver insabbiato per tutto il mese di marzo 2020 la diffusione del Covid nei suoi reparti.

Il virus avrebbe trovato terreno fertile anche nella decisione delle istituzioni regionali di trasferire i malati dagli ospedali milanesi, ormai già saturi di pazienti Covid, in altre strutture. Secondo la Procura 103 sono i morti correlati al Covid contati nel Pio Albergo tra gennaio e aprile 2020.

Almeno quando fu aperta l’inchiesta era questa la l’idea, la pista da seguire per chiarire quanto successo. Poi ad ottobre 2021 i Pm hanno chiesto l’archiviazione perché impossibile riuscire a provare il nesso tra Covid e morti.

Il Direttore medico di presidio dell’ospedale di Sesto San Giovanni, Carlo Montaperto, si mise di traverso nei trasferimenti perché quei pazienti non avevano ricevuto il tampone che all’epoca mancavano.

A maggio il dottor scoprì che c’era un procedimento disciplinare in corso a suo carico per eventuali omissioni durante l’emergenza Covid. Ora Montaperto è medico di famiglia mentre continua la sua battaglia legale.

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Le famiglie delle vittime non accettano l’archiviazione perché non mancavano solo i tamponi ma anche i dispositivi di protezione personale. La storia quindi potrebbe proseguire e continuare ad avere il famoso albergo al centro della narrazione.

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