Dopo le numerose segnalazioni, Altroconsumo si è trovato costretto a condurre un’indagine in alcuni ristoranti con formula All You Can Eat: pesce crudo a prezzo bassissimo. Fate molta attenzione a quello che mangiate: è emerso questo dalle ricerche.
Altroconsumo ha preso sotto mira la ristorazione con formula All You Can Eat: ha condotto un’indagine nei confronti di alcuni ristoranti che vendono pesce crudo ad un prezzo molto scarso. I risultati non piaceranno agli amanti del sushi.
Nigiri, sushi, sashimi, uramaki… chi più ne ha più ne metta. I ristoranti orientali offrono tantissima scelta, tra specialità giapponesi e specialità cinesi. Ma finché si resta sul cibo cinese, dai classici involtini primavera e riso alla cantonese a piatti più elaborati come pollo e gelato fritto, si può stare tranquilli: è tutto cotto. Ma per chi ama il mondo culinario giapponese, la situazione cambia. Com’è possibile offrire una quantità illimitata di pesce crudo ad un prezzo ridicolo?
Non serve essere geni del marketing per capire che questa tipologia di ristorazione punta tutto sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Riempire la sala grazie a proposte economiche allettanti è molto più conveniente rispetto all’offrire cibo di elevata qualità ad una nicchia ristretta di persone.
I numeri che hanno fatto scattare Altroconsumo sono proprio basati su questo. Troppe persone non sono interessate alla qualità di quello che ingeriscono. Ecco cos’è emerso dall’indagine.
L’inchiesta di Altroconsumo è stata condotta tra agosto e settembre del 2021 su ben 20 locali tra Roma e Milano. I controlli sono stati molto scrupolosi e hanno interessato la qualità del cibo, la pulizia dei tavoli e dei servizi igienici e persino le norme di sicurezza anti-Covid.
Ne è emerso che almeno un terzo dei posti visitati non rispettava la normativa di sicurezza volta a contrastare la pandemia di Coronavirus. Non è stato richiesto né controllato il Green Pass dei clienti.
Solamente un ristorante su venti ha misurato la temperatura.
Per quanto riguarda igiene di tavoli, bicchieri e servizi sanitari, i risultati sono stati piuttosto soddisfacenti. Molti tamponi non hanno rilevato cariche batteriche sulle superfici. Solamente tre ristoranti di Milano non hanno superato il test.
Il personale di sala, ovunque, indossava correttamente la mascherina. Ma lo stesso non si può dire per i dipendenti in cucina: molti avevano la mascherina abbassata e in un caso su venti lo chef non indossava il copricapo.
E ora il discorso più delicato: la qualità del cibo. Altroconsumo ha prima di tutto controllato la temperatura degli alimenti: in quasi tutti i ristoranti, la cucina serviva i nigiri ad una temperatura di oltre 20°, decisamente lontana dai 10° richiesti.
Oltre i 10°, infatti, subentra il rischio che vengano sviluppati microrganismi pericolosi per la salute.
Andando ancora più a fondo, sono stati analizzati in laboratorio alcuni piatti. Per quanto riguarda le goma wakame, le alghe, in due casi a Milano è emersa la presenza di stafilococchi ed enterobatteri: è la conseguenza di un’igiene poco curata.
Nell’analisi dei tanto amati nigiri, invece, in un caso a Roma è stata trovata traccia di Escherichia coli, un batterio che prolifera nella flora intestinale. A Milano, invece, quasi tutti i ristoranti sono stati penalizzati per la presenza di stafilococchi.
Infine, è necessario considerare la quantità di pesce nel singolo piatto: le quantità standard sono 15g di pesce circa, su 20-25g di riso, ma solamente 5 ristoranti hanno superato il test.
Alla resa dei conti, si può affermare che l’igiene non rientra sempre tra le priorità. Lo stesso vale per la sicurezza anti-Covid.
Comunque, i batteri rilevati non sono pericolosi per l’uomo.
E’ ovviamente da considerare che trattandosi di un numero esiguo di locali, non si può generalizzare: molto dipende dal modo in cui i gestori si prendono cura del loro ristorante, da come istruiscono il personale e da quanto individualmente sono attenti all’igiene e alla qualità dei piatti serviti.