Il regime agevolato può essere destinato anche ai lavoratori in smart working. Andiamo a scoprire nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono i requisiti.
L’Agenzia delle entrate prevede uno sconto sulle tasse per i lavoratori che lavorano in smart working. Un’agevolazione che, però, non è destinata a tutti i professionisti, ma solo ad alcune categorie di lavoratori. Andiamo a scoprire nel dettaglio quali.
Facciamo l’esempio di un contribuente, cittadino italiano, che fa parte dell’Anagrafe dei Residenti all’Estero dal 2011 e che risiede dal 2017 in un paese dell’UE.
Dopo aver espresso la volontà di trasferirsi di nuovo in Italia, viene autorizzato a svolgere una prestazione lavorativa da remoto. Subito dopo, si rivolge all’Amministrazione finanziaria per sapere se può essere considerato un lavoratore con regime fiscale agevolato. Un regime previsto per tutti i lavoratori che sono impatriati per i redditi di lavoro dipendente. Per far parte di questa categoria, bisogna:
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Si può beneficiare di questa agevolazione per 5 anni, iniziando dal periodo di imposta dove viene trasferita la residenza ai successivi quattro periodi di imposta.
È prevista un’estensione temporale di ulteriori 5 periodi di imposta, qualora ci siano i seguenti requisiti:
In questi casi, è prevista anche una tassazione del 50% sul reddito imponibile. La tassazione si riduce addirittura al 10 per cento in caso di almeno 3 figli a carico.
Insomma, anche i lavoratori in smart working possono usufruire di una tassazione agevolata.
Per gli sportivi, però, le cose cambiano un po’. In questo caso, il reddito è detassato del 50%, con versamento di un contributo dello 0,5% dell’imponibile per potenziare i settori più giovani.
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Infine, è opportuno far presente che, anche se non si è iscritti all’AIRE, è possibile usufruire del regime agevolato, a patto che il lavoratore abbia risieduto in un altro stato nei due periodi di imposta che hanno preceduto il trasferimento.