L’assegno di invalidità riconosciuto dall’Inps viene erogato in presenza di determinate malattie, alcune delle quali molto diffuse: quali sono?
L’assegno di invalidità è una misura che l’Inps riconosce a tutti i soggetti affetti da patologie così provanti che ne riducono sensibilmente il grado di autonomia. Malattie che possono ripercuotersi sia sul fisico che sulla mente le quali dal momento della loro insorgenza hanno causato uno sconvolgimento della quotidianità della persona.
Ma per vedere riconosciuto questo assegno occorre essere per forza dei fruitori di Legge 104? Assolutamente no, l’Inps riconosce l’invalidità anche in altri casi. Vediamo quali.
L’Inps garantisce tutti i soggetti che soffrono di patologie più o meno gravi ed in generale di problemi di salute. A prescindere che si tratti di lavoratori cui sono riconosciuti i benefici della Legge 104, l’Ente potrebbe erogare un assegno di 500 euro per un anno.
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Non solo. Stando a quanto riporta la redazione di Proiezioni di Borsa, infatti oltre ad emolumenti l’Inps riconosce altre agevolazioni come ad esempio l’accredito di contributi a titolo gratuito. A titolo esemplificativo, per 2 mesi l’Istituto verserà quanto dovuto a tale titolo ai soggetti che posseggono determinati requisiti.
Per il riconoscimento dell’assegno è necessario che il soggetto sia affetto da una malattia che ne riduca le capacità lavorative. E può trattarsi anche di patologie molto diffuse. Il quantum dell’assegno viene determinato anche in base al reddito di chi fa richiesta. Se dovesse registrarsi un aggravamento, inoltre, il soggetto potrebbe anche avanzare domanda di prepensionamento.
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A valutare l’istanza dell’assegno di invalidità una Commissione legale INPS chiamata a verificare se effettivamente si sia verificata una perdita della capacità lavorativa tra il 74% e il 99%. Ad oggi le patologie più difficili da diagnosticare restano quelle a livello psichico. Tra queste si annovera la depressione ad esempio che nelle sue manifestazioni più severe potrebbe avere gravi riverberi sull’attività lavorativa. In questi casi l’Inps riconoscerebbe un alto grado di invalidità tra il 61% e l’80%. Stesso dicasi per la schizofrenia residuale ed ancora, il disturbo bipolare, parafrenie e altri disturbi deliranti.