Emergenza lavoratori, in Italia uno su dieci è in povertà

I dati sono sconcertanti, ma nemmeno troppo inattesi. Secondo quanto emerge da un report governativo, i lavoratori italiani che si trovano in una situazione di povertà sono più del 10%.

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(Mohamed Hassan – Pixabay)

Alla soglia del terzo anno dall’inizio di quella che è una delle crisi più grandi del nostro tempo, il risultato è piuttosto lampante.

In Italia l’11,8% dei lavoratori è in una situazione di povertà: è quanto emerge da un report diffuso dal Ministero del Lavoro. Una situazione ampiamente prevedibile, anche in visione dei recenti aumenti del paniere di consumo.

L’11,8% dei lavoratori in Italia è in una situazione di povertà

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(Janno Nivergall – Pixabay)

Cosa si intende però per “situazione di povertà“? Si intendono quelle famiglie, in questo caso italiane, che, pur lavorando, percepiscono un reddito inferiore rispetto al 60% della mediana (ovvero il valore centrale in una sequenza di dati).

Questo dato particolarmente scoraggiante salta agli occhi soprattutto nei confronti dei dati europei, dove la percentuale di persone che versano in una situazione di povertà è del 9,2%.

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Ancora più sconcertante è la notizia se si riflette sul fatto che questi dati non sono una fotografia della situazione attuale, con ogni probabilità ben peggiore, ma di quella del 2019, dunque precedente alla pandemia.

Per questo, secondo il Ministero, bisogna creare quanto prima una strategia che riesca a sostenere e, anzi, far uscire dalla povertà i lavoratori.

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Secondo il report, è necessario intervenire immediatamente sull’introduzione del salario minimo ma anche, e questa è una delle proposte avanzate, di “in-work benefits“, ovvero sostegni alle famiglie che percepiscono redditi troppo bassi.

In realtà, non si tratta semplicemente di una questione di stipendi inadeguati.

Si lavora per troppe ore per una bassa paga oraria, ma anche senza essere tutelati da contratti regolari. Spesso i lavori sono precari e, infine, ma cosa di cui tener conto, la formazione spesso non è adeguata a quanto richiesto.

Ecco che, secondo il Ministero, è necessario agire su più fronti, aumentando non soltanto la quantità ma anche la qualità del lavoro.

Obiettivo è quello di estendere i contratti collettivi principali a tutti i lavoratori oppure estendere il salario minimo, partendo dai settori che sono più a rischio.

Certo è che, senza adeguate misure di sostegno, tra 2 anni ci ritroveremo in una situazione ben più preoccupante.

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