Per impedire la diffusione della peste suina, i funzionari si sono trovati costretti a vietare la caccia al tartufo in Italia. Il mercato, già compromesso dalla pandemia, è a rischio.
In Italia, purtroppo è scoppiato un focolaio di peste suina. Questo ha comportato la necessità di procedere con misure restrittive e ne consegue l’abbreviazione della stagione dei tartufi.
Per l’esattezza, nel nord-ovest del nostro Paese è stata rilevata all’inizio di quest’anno la presenza di peste suina africana.
Al fine di evitare la diffusione della malattia, altamente contagiosa e mortale per gli animali, l’Italia ha impedito alcune attività che comprendono la caccia, la raccolta dei funghi e la mountain bike, al fine di tenere lontane le persone dalle aree in cui possono entrare in contatto con i cinghiali.
Questo ha avuto una conseguenza sul mercato culinario, perché l’italiano è impossibilitato a raccogliere il preziosissimo tartufo. E’ avvenuto proprio in Piemonte il ritrovamento dell’animale infetto, laddove ogni anno ad Alba i tartufai organizzano una mostra per appassionati d’alta cucina.
La zona è molto famosa per la raccolta del fungo, che cresce sugli alberi e viene scovato da cani addestrati a riconoscerne l’odore.
Peste suina africana, in Italia è vietata la caccia al tartufo, al cinghiale e le attività di mountain bike
Daniele Stroppiana, commerciante e tartufaio del Piemonte, ha fatto notare che le restrizioni annunciate questa settimana dal Ministero della salute e dal Ministero dell’agricoltura, sono in vigore solamente in alcuni comuni mentre è bene estenderle all’intera regione.
Leggi anche -> Colazioni nei bar alle stelle: allarme anche per il prezzo del caffé
Con gennaio si conclude ufficialmente la stagione del tartufo bianco. E’ la varietà in assoluto più costosa: quest’anno è stata venduta anche a 6.000 euro al kilogrammo.
Ma il divieto danneggerà anche il mercato del tartufo nero, di minor valore, che procede fino a marzo.
Stroppiana spera che queste restrizioni non incoraggino un commercio dei tartufi con l’estero: Slovenia, Romania, Croazia ed Iran sono i Paesi che maggiormente producono il pregiato fungo. Sarebbe un danno per l’economia culinaria italiana, già colpita dal fermo dei ristoranti e del turismo a causa del Covid.
Il commerciante ha confessato che durante il lockdown si era procurato un permesso speciale per procedere con la caccia al tartufo, ma non aveva poi trovato acquirenti.
Leggi anche -> Offerte Amazon, sconti di oltre il 50% fino ad esaurimento scorte
E’ molto preoccupato riguardo la situazione presente, sebbene riconosca che sotto il punto di vista del “ciclo naturale”, un momento di pausa dal raccolto potrebbe favorire il prossimo anno: la raccolta intensiva del tartufo rende più difficile il suo ritrovamento durante l’anno successivo. Quindi un fermo momentaneo gioverebbe sicuramente la caccia della prossima stagione.