Streaming pirata, attenti: si va in carcere per molto tempo

Per tutti coloro che sfruttano lo streaming pirata per guardare gratis contenuti a pagamento sarebbe meglio smetterla: si rischia grosso.

Streaming illegale sempre più una piaga
Streaming illegale sempre più una piaga Foto dal web

Streaming pirata, la piaga che da anni colpisce la tv a pagamento in Italia continua ad imperversare ed a sottrarre milioni e milioni di euro al settore. Lo conferma la FAPAV – Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali – che ha rilasciato dei numeri davvero spaventosi.

Apprendiamo infatti come coloro che si avvalgono di tecnologia per captare lo streaming pirata siano in aumento. Si parla di ben undici milioni di persone nel nostro Paese, che anziché sottoscrivere un regolare abbonamento riescono a guardare programmi tv per i quali si dovrebbe pagare senza sborsare un solo euro.

Ed al pari dell’evasione fiscale, anche lo streaming pirata finisce con il gravare esclusivamente sulle tasche di chi invece le regole le rispetta. La media percentuale è in salita, seppur in maniera molto lieve. Nel 2019 c’era un 37% di utenti che si avvaleva di metodi illegali per guardare sport e spettacolo in tv e sul web. Ora siamo al 38%.

Streaming pirata, si va in carcere a lungo

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E nonostante le sanzioni previste siano molto pesanti e si scenda nel legale, solo una persona su tre si rende conto di stare compiendo un reato. Per il resto la percezione che si compiano frodi quali frode informatica, ricettazione, violazione della proprietà privata e contraffazione non sembra sia percepita.

Questo comporta dai 6 mesi ai tre anni di carcere oltre a multe pesantissime comprese tra i 2500 euro circa ed i 21mila euro. È stato anche calcolato il danno fatto a Dazn, diventato il maggiore soggetto per quanto riguarda la trasmissione degli eventi calcistici nel nostro Paese.

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L’emittente digitale perderebbe più del doppio rispetto ai 480 milioni di euro di diritti per la trasmissione delle partite della Serie A fino al 2024. Ci sono anche migliaia di posti di lavoro a rischio a vario titolo per colpa di questa forma di pirateria. Da più parti si chiede un intervento deciso, anzitutto in ambito comunicativo.

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Perché, come detto, non tutti percepiscono di stare compiendo un reato né sono al corrente che le pene previste sono molto gravi. E poi servirebbe inasprire la lotta contro i contenuti digitali illegali, aumentando la tutela dei canali e dei soggetti conformi alle regole.

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