I sindacati presenteranno al Governo una proposta per l’introduzione della pensione di garanzia per i giovani.
Tema caldo quello delle pensioni di cui ormai si discute da tempo in vista, soprattutto, della Legge di Bilancio. I sindacati, in merito, sono tornati a parlare della pensioni di garanzia per i giovani che dovrebbe garantire una somma dignitosa a tutti i lavoratori. La proposta sarà presentata dai sindacati durante il tavolo di confronto con il Governo sulla previdenza.
Pensione di garanzia per i giovani: la proposta dei sindacati per i futuri pensionati
Un futuro dignitoso per tutti i lavoratori una volta andati in pensione. Questo l’obiettivo alla base della pensione di garanzia per i giovani di cui tornano a parlare i sindacati, pronti a presentare la proposta nel corso dell’incontro con il Governo sulla previdenza.
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Nel dettaglio, scrive la redazione di Today, l’obiettivo è quello di garantire una pensione a tutti quei lavoratori che, per via della situazione attuale, svolgono un’attività discontinua e con retribuzione basse tenendo conto anche del sistema contributivo che entrerà in vigore dal 2035 per coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996 in poi. Il tutto si potrebbe tradurre in una pensione con assegni molto bassi e migliaia di lavoratori destinati a finire sotto la soglia di povertà.
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Tra le varie proposte, riporta Today, vi sarebbe quella di introdurre una sorta di assegno fisso di mille euro lordi al mese per ciascun pensionato a partire dai 65 anni di età e con 40 di lavoro, compresi anche quelli con buchi contributivi. Oltre a questa proposta, che nessun Governo avrebbe vagliato con attenzione, vi sarebbe anche quella della Cgil di andare ad integrare le pensioni di domani che non raggiungono una soglia minima, ad esempio il 60% di un reddito medio. L’integrazione in questione scatterebbe solo nel caso in cui si arrivi ai requisiti previsti dalla legge per il pensionamento, ossia l’età sommata ai contributi, o solo quest’ultimi.
Infine, riportano i colleghi di Today, la Cgil mira ad una sorta di valorizzazione di almeno una parte dei buchi contributivi accumulati, ossia quelli per studio, formazione, maternità, congedi per cura e quelli tra un contratto ed un altro.