Cashback, la brutta notizia per tanti italiani: ufficiale dal Senato

La manovra introdotta a suo tempo dal Movimento Cinque Stelle subisce un colpo ulteriore dopo la sospensione dei mesi scorsi.

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Cashback FOto dal web

Cashback, un provvedimento che a diversi è piaciuto in quanto incentivava ad utilizzare i pagamenti tracciabili contribuendo a ridurre i tristi e nocivi fenomeni dei versamenti di denaro in nero e della evasione fiscale.

Il tutto fornendo anche dei rimborsi fino a 150 euro per chi riusciva ad entrare nel novero dei premiabili, con un minimo di spesa richiesto. Il Governo Draghi però ha deciso di tagliare questa misura per il 2022. Ma non è tutto perché un’altra novità riguarda adesso il Cashback.

Lo scorso 18 novembre il Movimento Cinque Stelle aveva presentato un nuovo emendamento dei 913 già avanzati allo scopo di far ritornare attiva questa misura. In sede di Commissione Finanze al Senato però la domanda presentata dall’esponente grillino Gianmauro Dell’Olio è andata a cozzare contro un fermo no.

Ed il motivo è da individuare in un vizio di forma, che ha reso di fatto tale scelta inappellabile. Infatti nello stesso emendamento non erano riportati i costi che lo Stato avrebbe dovuto sobbarcarsi.

Cashback, perché è saltato l’emendamento al Senato

Il Cashback, qualora fosse stato reintrodotto, avrebbe comportato uno studio su come e dove reperire i fondi necessari per renderlo ancora effettivo. Le stime ufficiali riferiscono che, nei primi sei mesi del 2021, sono stati spesi 893 milioni di euro per effettuare tutti i rimborsi previsti.

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Poi a questa spesa dovuta al sussidio occorre affiancare anche quella per aggiornare e per garantire una buona manutenzione dei sistemi informatici e dei database. Senza contare anche le relative ed immancabili spese burocratiche.

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Cosa che porterebbe il Governo Draghi a sborsare almeno un miliardo di euro. Un altro provvedimento bocciato ha riguardato la proposta di Fratelli d’Italia di sospendere il divieto di pagare in contanti per cifre che partono dai mille euro a salire, per far si che venisse spostato dal 1° gennaio 2022 (data in cui tale misura entrerà in vigore, n.d.r.) ad esattamente un anno dopo.

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