La crisi del mercato immobiliare sembra sia in fase di cambiamento. A stargli dietro sono certamente i venditori immobiliari ma anche gli acquirenti.
Come la maggior parte dei settori in Italia anche quello immobiliare ha subito negli ultimi tempi un periodo di crisi. La catena dell’economia fa presto ad avere una piccola falla ed espandersi un po’ ovunque se non viene arginata nel modo migliore.
Infatti nel 2019, e quindi anche a causa del periodo della pandemia, era stato registrato un calo delle compravendite. Ma già nel secondo semestre del 2021 si pronostica una crescita delle transizioni. Un cambiamento probabilmente supportato da una politica della BCE favorevole, dai vantaggi fiscali previsti dal Superbonus 110% e dalla Legge di Bilancio che ha proposto altri incentivi.
Ma se da un lato la situazione sembra poter migliorare per i venditori non è proprio lo stesso per i compratori. Infatti anche se le abitazioni acquistano valore grazie ai lavori di ristrutturazione finanziati dal governo gli acquirenti cercano le stesse agevolazioni per l’acquisto.
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Durante il primo semestre del 2021 le aree delle grandi città hanno potuto riscontrare una variazione positiva dei prezzi di mercato. Infatti i prezzi delle case sembrano essere aumentati del +54,3% al Nord, +53,9% al Centro e 61,6% al Sud.
Si può quindi immaginare come tutte le città italiane abbiano segnato una certa ripresa rispetto ai valori pre-pandemia. Entrando più nel particolare si fa notare Genova con una crescita del +21% rispetto al 2019, Roma (+14,7%), Torino (+12%), Firenze (+10,6%), Palermo (+9,4%). Anche se con una crescita più contenuta rientrano nella classifica anche Bologna (+4,2%), Napoli (+6,1%) e Milano (+0,6%).
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Rispetto al primo semestre del 2020 sembra essersi registrato un aumento dell’erogato complessivo dei mutui. Nei primi sei mesi dell’anno si è visto un aumento del 34,7%, pari a 31,3 miliardi di euro. In crescita è anche la domanda dei mutui, ma con un livello dell’importo richiesto rispetto al valore della casa da non sottovalutare del 77,6%. C’è stato quindi un lieve aumento rispetto al trimestre precedente dove questo risultava essere del 76,8%. Fattore che probabilmente è indice di una minore disponibilità di liquidi e quindi di una sempre maggiore necessità di chiedere mutui.