I dipendenti della PA che hanno prestato servizio in smart working, potrebbero ricevere un rimborso per le bollette di luce e gas: la proposta.
Lavorare da casa ha i suoi vantaggi, ma per i dipendenti anche i suoi costi. Con lo smart working, infatti, il dipendente sostiene le spese delle proprie utenze. Per tale ragione sarebbe stata avanzata una proposta – riguardante i lavoratori della Pubblica Amministrazione– che vorrebbe riconoscere il rimborso di luce e gas per il periodo in cui è stato svolto il cosiddetto lavoro agile. Tuttavia si parlerebbe non di un’attribuzione a tappeto, bensì di applicare un criterio qualitativo in forza del quale la refusione delle spese spetterebbe solo ai più produttivi.
Smart Working, la proposta di rimborso per le bollette di luce e gas per i dipendenti della PA
Qualora la proposta venisse accolta, i dipendenti della Pubblica Amministrazione che hanno operato in smart working potrebbero ricevere un rimborso per le utenze di luce e gas nel loro periodo di lavoro agile. Un’ipotesi con i contorni ancora da chiarire, ma che con ogni probabilità sarà caratterizzata da un requisito specifico: la qualità del servizio prestato.
Stando a quanto riporta la redazione di Money.it, l’Aran avrebbe spinto per l’introduzione di questo incentivo così da compensare la mancanza di trattamenti accessori. In sostanza servirebbe a tamponare le spese sostenute dai dipendenti della PA durante il periodo di lavoro da casa. Si tratterebbe, però, di somme esigue. Il plafond messo a disposizione non raggiungerebbe considerevoli cifre.
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Tuttavia non si tratterebbe di un beneficio rivolto a tutti, ma riservato solo a chi abbia meritevolmente portato avanti i propri compiti. Per effettuare tale valutazione e stabilire i criteri potrebbero essere utilizzati i Piao (Piani integrati di attività e organizzazione) i quali dovranno essere predisposti entro la fine dell’anno.
Come riportato in premessa, attualmente viaggia tutto in una zona grigia a causa del braccio di ferro con i sindacati, i quali ritengono che il criterio qualitativo possa divenire discriminatorio nei confronti dei lavoratori. Questo meccanismo, infatti, potrebbe penalizzare i meno proficui e chi opera in una limitata fascia oraria.
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L’idea dell’Aran sarebbe nata da un nobile intento: quello di incentivare i dipendenti in smart working ad operare nel migliore dei modi ed offrire un ottimo servizio. Tuttavia è innegabile che potrebbe creare delle disparità di trattamento.