Nel settore dell’impiego pubblico ci sono meno pensioni di vecchiaia ma sicuramente più uscite anticipate, specialmente per le donne. Cosa sta succedendo nel mondo del lavoro?
Sono usciti i dati dell’Osservatorio INPS sulle pensioni. Lo scenario che dipinge fa molto riflettere: ci sarebbero meno pensioni di vecchiaia nel settore pubblico, più uscite anticipate, specialmente nel nord del Paese e il ricorso a “Opzione Donna” sotto mille euro.
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La pensione per molti di noi, specialmente per coloro i quali appartengono alle cosiddette “giovani generazioni”, è un miraggio. Tant’è che i meno anziani non ci pensano proprio.
Eppure andare in pensione è possibile anche se i requisiti per il pensionamento sono spesso appannaggio di pochi. Ci sono tre modi per uscire dal mondo del lavoro: il primo è per vecchiaia cioè una volta raggiunti i 67 anni d’età sia per gli uomini che per le donne, indistintamente per dipendenti privati o autonomi.
Poi c’è la pensione anticipata con anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e di 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età. Infine, ci sono altre forme di uscita anticipata dal mondo del lavoro: i requisiti variano a seconda degli strumenti (Quota 100, Opzione Donna, Pensione precoci, Pensione gravosi e usuranti).
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Parliamo adesso di “Opzione Donna” cioè di una misura che riguarda le lavoratrici. Per loro sarà possibile accedere al pensionamento con il calcolo dell’assegno interamente contributivo non più con 58 anni di età e 35 di contributi ma con 60 anni se dipendente e 61 se lavoratrice autonoma.
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Dunque, per essere più chiari, chi beneficerà di “Opzione Donna” nell’anno che sta per arrivare? Sostanzialmente, potranno andare in pensione le dipendenti nate nel 1961 e le autonome nate nel 1960. E’ molto probabile, dunque, che si ridurrà il numero delle lavoratrici che decideranno di uscire dal mondo del lavoro se si considera che nei primi 9 mesi del 2021 sono 14.555.