Il lascito della pandemia al lavoro. Ora cosa accadrà?

Un lascito della pandemia è stato effettivamente lo smart working. Positivo o negativo solo il tempo lo dirà con certezza, ma per ora una ricerca ha previsto cosa potrà accadere in futuro.

Smart working
Smart working (foto da Pixabay)

Con la pandemia l’Italia ha fatto un passo avanti in campo tecnologico. Già molti Paesi esteri avevano adottato alcune misure lavorative che prevedevano, quando possibile, lo smart working. L’Italia era rimasta un po’ indietro per questo aspetto ma con la quarantena, a causa della presenza del Covid-19, tutta la nazione si è trovata costretta a fare i conti con le potenzialità tecnologiche.

Il risultato è stato che da quasi due anni ormai i posti di lavoro si sono spostati dagli uffici alle case private. Una scelta che per molti è risultata una grande scoperta di comodità. Se per alcuni potrà continuare così anche in futuro, passata l’ondata della malattia, per molti altri non andrà in questo modo e dovranno tornare in ufficio.

In merito a questa situazione che riguarda un po’ tutto il mondo è stato fatto uno studio. Lo scopo era prevedere quale sarà la percentuale dei lavoratori che torneranno a stabilmente negli uffici abbandonando per sempre lo smart working. La ricerca è stata condotta da Willis Towers Watson, società multinazionale britannico-statunitense che si occupa di gestione del rischio, brokeraggio assicurativo e consulenza aziendale.

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La ricerca e i risultati

Lavoro da casa
Lavoro da casa (foto da Pixabay)

La società di gestione del rischio ha preso in considerazione un vasto campione di aziende e lavoratori in Italia e ha confrontato i dati con gli anni passati. Nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, l’82% dei lavoratori si recava in ufficio, il 12% avevano la possibilità di alternare casa e ufficio e solo il 6% lavoravano da remoto.

Attualmente sono il 31% le persone che lavorano fuori casa e il 38% coloro che preferiscono lo smart working. Fare un passo avanti con la tecnologia ha certamente aiutato gli italiani a tagliare il superfluo e a fare una vita un po’ più comoda. Sembra infatti che queste statistiche non tenderanno a tornare a come erano nel 2019 o prima ancora.

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La previsione fatta dalla ricerca ipotizza che tra due anni solo il 42% dei dipendenti sarà effettivamente tornato al lavoro in presenza, quindi circa la metà di quella percentuale che era in pre-Covid. In questa situazione ovviamente concordata devono trovarsi d’accordo sia lavoratori che aziende, ma a quanto pare i vantaggi sono da tutte e due le parti, e forse l’affrontare una spiacevole situazione, dopotutto ha lasciato qualcosa di buono.

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