La riforma del catasto è uno dei punti più caldi della riforma fiscale: di cosa si tratta e quali potrebbero essere le conseguenze per i cittadini.
Una riforma che – parola di Mario Draghi– non andrà ad incidere sulle tasche degli italiani. Nessuno pagherà di più e nessuno pagherà di meno. Eppure quando si mettono le mani sul patrimonio immobiliare degli italiani, la polemica avanza.
La riforma del catasto, che l’Esecutivo sta elaborando, cosa prevede nello specifico? Quali saranno le conseguenze in termini economici per gli Italiani?
Riforma del catasto, cosa prevede e quali saranno le conseguenze economiche
Prima di parlare della riforma è necessario comprendere quale sia il funzionamento di base del catasto. Cos’è, quali sono i suoi compiti, e dove si è avvertito il bisogno di modificarlo.
Il catasto è una sorta di archivio all’interno del quale è catalogato tutto il patrimonio immobiliare italiano. Al suo interno vi sono il Catasto Terreni e quello dei Fabbricati che nel 1993 è andato a sostituire l’Edilizio Urbano. Il catasto ha quale compito non soltanto quello di censire i beni, ma soprattutto fare in modo che fiscalmente le imposte vengano correttamente distribuite in base al valore dell’immobile.
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Ad oggi, quest’ultimo viene calcolato in base non soltanto alla numero di vani, ma anche alla zona. Un problema non di poco conto, perché nelle grandi città vi sarebbe eccessiva disparità tra centri storici e periferie pur in caso di medesima grandezza dell’abitazione.
La riforma vorrebbe, quindi, andare a uniformare i parametri cambiando anche i prezzi che si baserebbero su stime più aggiornate, considerando che ad oggi il metro è quello dei canoni di locazione degli anni ’80. Sarebbe questo il fulcro di tutto, riporta Today, l’aggiornamento degli estimi. Non solo, a venire “ritoccate” anche le destinazioni d’uso ed il passaggio dal sistema dei vani a quello dei metri quadri.
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Ma ciò, cosa comporterebbe per gli italiani? Al momento non sembra nei pensieri del Governo un taglio delle aliquote né tantomeno una meccanismo in forza del quale chi potrebbe vedersi costretto a pagare di più possa far ricorso – a suo vantaggio- al sistema precedente.
Ma alla fine l’obbiettivo è uno: creare maggior equità aggiornando i dati e confrontandoli con la dichiarazione dei redditi.