A causa del tipo di lavoro che si svolge alcune categorie sembrano essere più a rischio di altre nel sviluppare il morbo di Parkinson. Vediamone il motivo e le cause.
Ogni lavoro una condanna. Una frase che sempre più spesso ricorre quando attualmente si parla dei lavori che si è costretti a fare per sopravvivere.
Quello che c’è di vero nelle lamentele sui propri mestieri è che ogni lavoro può essere più o meno propenso a creare negli anni dei disturbi specifici, o in alcuni casi anche delle patologie. Nulla di strano visto che il lavoro occupa circa il 70% della nostra giornata. La postura, lo sforzo quotidiano, i materiali utilizzati, lo stress psicologico sono tutte cose che ripetute quotidianamente negli anni vanno a modificare il nostro corpo o la nostra mente. A volte con delle gravi conseguenze.
Questo è il caso del morbo di Parkinson, una malattia degenerativa del sistema nervoso. I sintomi motori che ne derivano sono la conseguenza della morte delle cellule deputate alla sintetizzazione e al rilascio di dopamina. La causa della fine di operatività di tali cellule sembra ancora essere sconosciuta ma a quanto pare possono esserci delle condizioni ambientali che potrebbero favorire il manifestarsi della malattia.
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Fattori che aumentano il rischio
Oltre all’ereditarietà e a lesioni cerebrali che possono influire sulla mancanza di produzione di dopamina è probabile che anche altri fattori vadano a intaccare quelle particolari funzionalità.
Rientrano infatti tra i fattori a rischio l’esposizione a pesticidi, insetticidi, fungicidi, erbicidi. Ovvero tutte quelle sostanze aventi agenti dannosi per le cellule degli organismi che si vogliono sterminare come per quelle del nostro corpo. Stesso discorso per il costante contatto con alcuni metalli come manganese, ferro, alluminio, rame, piombo.
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Perciò ci sono categorie di lavoratori più a rischio di altre, come ad esempio saldatori, fabbri, lavoratori di fabbriche o nell’estrazione, operai nel settore agricolo, venditori di prodotti chimici. Questi lavoratori dovrebbero essere più propensi a indossare materiale protettivo, come maschere o guanti atti a proteggerli che possano evitare la distruzione di cellule o comunque seri danni al proprio organismo.