Pensione anticipata, quanto costa al lavoratore lasciare il lavoro prima della canonica decorrenza del termine: le potenziali perdite.
Una vera battaglia quella contro Quota 100 tanto voluta dalla Lega e parimenti da bocciare per il Pd. Ed è proprio da parte del segretario Dem, Enrico Letta che continuano ad arrivare silurate alla misura. Sempre più concreta l’ipotesi che l’età pensionabile venga elevata a 67 anni e che unica eccezione facciano solo i lavori usuranti, con una soglia comunque mai non inferiore a 65/66 anni. Ma Salvini ribatte e ritiene inattuabile la posizione del suo omologo di sinistra, che vedrebbe lo slittamento già a partire dal 1 gennaio 2022.
Prima di comprendere, però, quanto si andrebbe a perdere con un pensionamento anticipato le considerazioni sulle diverse misure sono imprescindibili.
Attualmente al vaglio del Governo, l’ipotesi più concreta sarebbe quella di un’estensione dell’Ape Sociale, la cui scadenza attualmente è fissata all’1 gennaio.
Potrebbe aprirsi l’ammortizzatore ad un più ampio novero di cittadini, ivi comprendendo coloro i quali svolgono lavori usuranti. In questo caso tornerebbe operativa la commissione ad hoc istituita nel 2018 da Gentiloni ed il Ministro Damiano. A mezzo di tale organo, vennero estese ad oltre 200 le professioni ritenute talmente gravose da richiedere l’abbassamento dell’età pensionabile a 63 anni attraverso l’Ape. Qualora tale ipotesi dovesse prendere piede, riporta la redazione de Il Giornale, i fondi necessari supererebbero i 411 milioni di euro.
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La platea sarebbe ampia, rivolgendosi a tutti i cittadini con 63 anni di età ed un periodo di contributi pari a 30/36 anni. Attualmente, l’Ape sociale viene concesso a tutti i soggetti che risultino disoccupati da almeno 3 mesi, ma che alle spalle hanno almeno 30 anni di contributi. A coloro che – pur non possedendo quest’ultimo requisito- da almeno 6 mesi assistano un prossimo congiunto malato o portatore di handicap. A tali due categorie, si aggiungono poi gli invalidi civili ed i lavoratori con 36 anni di anzianità contributiva che abbiano svolto un’attività gravosa negli ultimi dieci anni, almeno per 7 anni.
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Ciò premesso e tornando al punto di partenza, cosa si andrebbe a perdere andando in pensione con anticipo? Sostanzialmente per ogni anno si andrebbe a perdere un “coefficiente di trasformazione“, riporta Il Giornale, che va aumentando.
Stando ai modelli, il prepensionamento di un anno costerebbe una riduzione del 16% all’anno per le fasce comprese tra 30mila e 50mila euro. Ogni anno di anticipo porta poi ad una riduzione dell’assegno di 50 euro corrisposto mensilmente. Il che nel suo totale si traduce in un taglio del 27% alla pensione per chi lascia il lavoro 5 anni prima del termine previsto.
Ad esempio chi percepisce 1650 euro netti di stipendio, in caso di prepensionamento andrebbe a perdere fino a 160 euro al mese. Chi invece di 2050, fino ad un massimo di 180 euro e a chi invece viene corrisposto uno stipendio di 2387 euro mensili, potrebbe andare a perdere fino a 210 euro.