Smart Working, a breve gli italiani all’estero potrebbero vederselo revocato. Chi e perché non potrà più lavorare da casa?
A breve il sistema dello smart working potrebbe subire una battuta d’arresto per gli italiani che hanno deciso di lavorare all’estero. A causa della pandemia, in tanti hanno fatto ricorso a tale modalità per consentire comunque il proseguo dell’attività e scongiurare il collasso dei propri affari. Il personale, in modalità a distanza, ha continuato a garantire una costante prestazione. Ma adesso, sarebbe arrivato il momento di dire basta ai lavoratori italiani di operare da altro territorio.
Stando a quanto riporta il sito di Money.it, con ogni probabilità entro la fine dell’anno lo smart working subirà una battuta d’arresto per gli italiani che lavorano all’estero.
Il lavoro da remoto, almeno fino al 31 dicembre 2021 – termine provvisorio salvo proroghe in cui terminerà lo stato d’emergenza- pur rimanendo in vigore, sarà di certo diminuito. Queste, almeno, le intenzioni del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Renato Brunetta soprattutto per il settore pubblico. Ma nello specifico, per chi ha deciso di emigrare verso altri luoghi il quadro sarà più complesso.
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A breve, però, queste che per ora sono solo voci potrebbero concretizzarsi nei contratti statali, ora solo a livello embrionale. Il confronto con le parti sindacali sarà determinante. All’interno, riferisce sempre Money.it, pare ci sarebbe un chiaro riferimento al divieto di prestare servizio all’estero in smart per i lavoratori italiani, salvo ovviamente che la sede del proprio datore di lavoro si trovi al di fuori del Bel Paese.
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All’interno di questa bozza si leggerebbero anche ulteriori precisazioni relative alla turnazione di lavoro. Da remoto, la giornata dovrebbe scandirsi in fasi: quella operativa, quella di reperibilità e quella di inattività che gli consente di staccare per 11 ore consecutive.
Quanto alla PA, quest’ultima dovrà dotarsi di un Piano Organizzativo del lavoro Agile, non scendendo sotto la soglia del 15% per i suoi dipendenti.